giovedì 14/11/2024 • 06:00
La Manovra 2025 ha incrementato di ulteriori 3 milioni le risorse del Fondo per la formazione delle donne vittime di violenza, al fine di favorirne l'indipendenza economica. Il finanziamento rientra tra gli investimenti per contrastare la violenza di genere. Rimane necessario tuttavia investire anche in una formazione preventiva.
Come noto la violenza sulle donne registra, tutt'oggi, dati che lasciano impallidire.
Secondo il Ministero dell'Interno, le donne vittime di reati di violenza di genere rappresentano una porzione significativa delle vittime totali, con percentuali che variano tra il 74% e il 93% per atti persecutori, maltrattamenti e violenze sessuali.
Ciò, malgrado gli sforzi che il legislatore ha compiuto sono stati importanti e, in estrema sintesi, in due direzioni.
L'inasprimento delle pene
La prima è quella dell'inasprimento delle conseguenze penali della violenza. Ne è paradigmatico esempio la legge 69/2019, figlia della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne del 2011, che ha aumentato le pene per maltrattamenti, atti persecutori e violenze sessuali.
Il Fondo per la formazione
La seconda direzione è quello degli investimenti economici per “rafforzare l'orientamento e la formazione al lavoro per le donne vittime di violenza e favorire l'effettiva indipendenza economica e l'emancipazione delle stesse”. Ed è esattamente questa la direzione intrapresa dall'attuale legislatore che, con l'articolo 36 della bozza di legge di Bilancio 2025, ha incrementato di ulteriori 3 milioni le risorse del Fondo per la formazione delle donne vittime di violenza.
Tale fondo, istituito nel 2006, aveva già goduto di importanti incrementi economici per il finanziamento di tre diverse misure strategiche in conseguenza della Legge di Bilancio 2024 (legge 213/2023).
Il primo incremento ha riguardato il reddito di libertà ed è stato di 10 milioni di euro per gli anni 2024, 2025 e 2026 e 6 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2027.
Trattasi di un sussidio riconosciuto dall'articolo 105 bis DL 34/2020 alle donne, sole o con figli, assistite dai Centri antiviolenza nei percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Lo scopo è quello di contribuire a sostenerne l'autonomia. L' importo massimo è di 400 euro mensili e la sua erogazione è consentita per un periodo continuativo di 12 mesi a fronte di domanda all'Inps. L'accesso è riservato a donne residenti nel territorio italiano e a cittadine italiane o di Stati membri dell'Unione Europea mentre le donne provenienti da Paesi extracomunitari sono tenute a possedere un permesso di soggiorno valido.
Il secondo incremento, di 4 milioni, è stato destinato ai centri per il recupero degli uomini autori di violenza. Tali centri sono stati istituiti dall'articolo 26 bis DL 104/2020 con lo scopo di garantire la riabilitazione degli uomini maltrattanti.
Il terzo incremento, di 5 milioni di euro per gli anni 2024, 2025 e 2026, è stato preordinato alla realizzazione dei centri antiviolenza. A promuoverne con forza la diffusione sono stati il Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne nel biennio 2021-2023 e il correlato Piano operativo.
Il quarto incremento, di 3 milioni di euro, ha infine riguardato le iniziative formative contro la violenza domestica.
Necessarie risorse per la formazione preventiva
I risultati insoddisfacenti sino ad oggi conseguiti suggeriscono la necessità di un ulteriore sforzo accanto a quelli compiuti nelle due direzioni esplorate: quello di investire risorse in una formazione preventiva, che anticipi il momento in cui le donne cadano vittima della violenza di uomini maltrattanti. E dunque in quella fase di “apparente normalità”.
È evidente, in altri termini, che ad essere necessario è un processo culturale permanente in favore di famiglie, imprese, scuole, istituzioni. Con anzitutto uno scopo: ribaltare quel paradigma dominante del maschio “breadwinner” che, in quanto tale, può arrogarsi il diritto di essere violento.
In definitiva, violare la libertà e l'integrità delle donne, tradisce lo spirito della Costituzione che, nella trama della Repubblica italiana, intesse il filo rosso della tutela dell'integrità psico-fisica della persona a prescindere anzitutto dal sesso, dal genere, dalla razza, dall'etnia, dalla religione con l' obiettivo di promuoverne lo sviluppo.
Sia ben chiaro: una società che, nel non garantire un'adeguata protezione, lede proprio le donne, lede sè stessa e rinuncia al proprio futuro.
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Francesca Zucconi
- Consulente del Lavoro in PaviaRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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