martedì 16/04/2024 • 06:00
I cittadini extra UE altamente qualificati possono dal 5 aprile 2024 ottenere uno speciale permesso di soggiorno per lavorare da remoto in Italia per conto di aziende anche non residenti o come autonomi, detti nomadi digitali, godendo in presenza di talune condizioni del regime degli impatriati.
I cittadini extra UE altamente qualificati, possono dal 5 aprile 2024 ottenere un permesso di soggiorno come autonomi, detti nomadi digitali, o lavoratori da remoto, anche per aziende non residenti. Il permesso di soggiorno per i nomadi digitali e lavoratori da remoto extra UE riguarda soggetti che svolgono attività altamente qualificata attraverso l'utilizzo di strumenti tecnologici che permettono di lavorare da remoto, in via autonoma oppure per un'impresa anche non residente nel territorio italiano. La richiesta del permesso può essere presentata in qualsiasi momento, senza dover rispettare le quote annue della programmazione dei flussi migratori. La possibilità di ottenere la tipologia di permesso di soggiorno in commento è stata introdotta da circa due anni dall'art. 6-quinques del DL 4/2022, ma per l'applicazione mancava il decreto interministeriale attuativo, entrato in vigore il 5 aprile 2024 (DM 29 febbraio 2024).
Requisiti per l'ottenimento permesso di soggiorno
I cittadini extra UE possono richiedere il permesso di soggiorno come nomadi digitali o lavoratori da remoto se intendono svolgere in Italia attività altamente qualificate attraverso strumenti tecnologici. Per attività altamente qualificata si intende l'attività svolta dallo straniero in possesso dei requisiti per ottenere la Carta blu UE.
L'ottenimento della Carta blu UE, secondo quanto previsto dall'art. 27-quater c. 1 del D.Lgs. 286/1998 (TUI), è possibile se lo straniero soddisfa uno dei seguenti requisiti:
Tra gli altri requisiti, l'art. 3 del DM in commento, richiede che i cittadini extra UE:
L'ottenimento del permesso di soggiorno non prevede il previo rilascio del nulla osta al lavoro e ha una durata pari a un anno con possibilità di rinnovo.
Applicazione del regime degli impatriati
Il lavoro in Italia come nomadi digitali o da remoto per cittadini extra UE, possibile grazie alle nuove regole di immigrazione in commento, potrebbe essere incentivato se il soggetto soddisfa i requisiti per beneficiare del regime fiscale degli impatriati.
Il nuovo regime degli impatriati, ai sensi dell'art. 5 del D.Lgs. 209/2023, prevede che i redditi di lavoro dipendente, redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente e redditi di lavoro autonomo derivanti dall'esercizio di arti e professioni prodotti in Italia concorrono alla formazione del reddito complessivo limitatamente al 50% entro il limite annuo di 600.000 euro annuo. La detassazione sale al 60% nei seguenti casi nel caso il lavoratore si trasferisce in Italia con un figlio minore, oppure nasca un figlio minore durante il periodo di fruizione del regime.
Le condizioni per accedere al regime da parte dei lavoratori che trasferiscono la residenza fiscale in Italia sono le seguenti:
-i lavoratori non devono essere stati fiscalmente residenti in Italia nei tre periodi d'imposta precedenti il trasferimento. Se il lavoratore presta l'attività lavorativa a favore dello stesso soggetto presso il quale è stato impiegato all'estero prima del trasferimento oppure in favore di un soggetto appartenente al suo stesso gruppo, il requisito minimo di permanenza all'estero è di:
-devono impegnarsi a risiedere fiscalmente in Italia per almeno quattro anni;
-l'attività lavorativa deve essere prestata per la maggior parte del periodo d'imposta nel territorio italiano;
-i lavoratori devono essere in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione come definiti dal D.Lgs. 108/2012 e dal D.Lgs. 206/2007.
I requisiti di elevata qualificazione o specializzazione non sono perfettamente coincidenti con quelli richiesti per ottenere il permesso di soggiorno per i lavoratori da remoto o nomadi digitali. In particolare la norma per gli impatriati richiede:
Sarà quindi necessario verificare la presenza di tutti i requisiti richiesti per l'accesso al regime degli impatriati, incluso quello di elevata specializzazione. Tra gli altri aspetti critici da verificare vi è il fatto che in assenza di un nuovo rapporto di lavoro gli anni di residenza all'estero, necessari per accedere al regime degli impatriati, possono aumentare da tre a sei, oppure a sette nel caso il lavoratore è stato impiegato in Italia in favore dello stesso soggetto o di un soggetto appartenente al suo stesso gruppo. Infine si dovrà tenere conto della permanenza minima in Italia, pari a 4 anni, a fronte della durata del permesso di soggiorno pari a 1 anno rinnovabile.
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