mercoledì 18/10/2023 • 06:00
La direttiva CSRD e gli standard ESRS rappresentano una svolta per la rendicontazione di sostenibilità. È tuttavia innegabile una carenza di competenze in materia, soprattutto nelle PMI. Anche di questo si parlerà oggi nella sessione "Sostenibilità: sfide e opportunità per professionisti e imprese" del Congresso CNDCEC 2023.
Le regole introdotte dalla CSRD vanno nella sostanza ad aggiornare quanto precedentemente previsto dalla Direttiva 2014/95/UE, c.d. Non-Financial Reporting Directive (NFRD), che resterà in vigore fino a quando le società non dovranno applicare le nuove regole della CSRD.
Le direttive europee in tema di sostenibilità
Secondo la NFRD, le grandi aziende dovevano pubblicare informazioni relative a questioni ambientali, sociali e trattamento dei dipendenti, rispetto dei diritti umani, lotta alla corruzione e alle tangenti, diversità nei consigli di amministrazione (in termini di età, genere, percorso formativo e professionale).
La NFRD prevedeva che tali regole di rendicontazione si applicassero alle grandi aziende di interesse pubblico con più di 500 dipendenti (circa 11.700 grandi aziende e gruppi, costituiti da società quotate, banche, compagnie di assicurazione, altre società definite dalle autorità nazionali come enti di interesse pubblico).
Le nuove regole introdotte dalla CSRD hanno l'obiettivo di garantire alle diverse tipologie di stakeholder l'accesso alle informazioni di cui hanno bisogno per valutare l'impatto delle strategie e delle azioni d'impresa sulle persone e sull'ambiente. Allo stesso tempo intendono garantire agli investitori la possibilità di valutare i rischi e le opportunità di natura finanziaria derivanti dai cambiamenti climatici e da altre questioni di sostenibilità.
Le aziende soggette alla CSRD dovranno rendicontare secondo gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). Tali standard sono stati sviluppati dall'EFRAG, un organismo indipendente che riunisce diverse parti interessate.
La prima versione dei principi di rendicontazione è costituita da dodici standard, organizzati in quattro categorie fondamentali:
Ovviamente questa prima versione sarà passibile di miglioramenti, avendo l'EFRAG già previsto la possibilità di un riesame triennale, anche e soprattutto alla luce di altri principi internazionali di rendicontazione.
Provando a esprimere un giudizio di merito riguardo la volontà del legislatore europeo di dotare gli Stati membri di un sistema di rendicontazione, è innegabile che possano emergere pareri favorevoli così come sfavorevoli, vantaggi e opportunità così come svantaggi e criticità.
È innegabile, allineandosi al punto di vista dei fautori, che l'avvento della CSRD e l'introduzione dello standard ESRS rappresentino una svolta epocale in materia di rendicontazione di sostenibilità: si è introdotto, più o meno esplicitamente, il principio di obbligatorietà per la quasi totalità delle imprese.
Con scadenze ben precise nel tempo, nel periodo 2025-2029, grandi aziende quotate e non quotate, PMI quotate e, da ultimo, PMI non quotate appartenenti a una filiera produttiva interessata da una delle precedenti categorie di imprese, dovranno dotarsi di un sistema di rendicontazione di sostenibilità. Finalmente, allo stesso modo, si è giunti alla definizione di uno standard di rendicontazione, sicuramente perfettibile, ma unico e univoco, sgombrando il campo da ridondanze, confusione, rendicontazione di sostenibilità “creativa”.
D'altro canto, però, è altrettanto innegabile che si registra ancora una ampia e diffusa carenza di conoscenza e competenze in materia di rendicontazione di sostenibilità, soprattutto nell'alveo di quelle PMI che non riescono, per limiti fisiologici legati a dimensione e risorse prioritariamente intangibili, a dotarsi d i un sistema di rendicontazione di sostenibilità. Allo stesso modo, si registra spesso una scarsa attenzione a queste tematiche e, purtroppo, alle opportunità strategiche, di business e di creazione di valore a esse riconducibili. Penso all'efficientamento dei processi produttivi, alle opportunità di diversificazione del business, all'attrazione di eccellenze nel mercato del lavoro, all'accesso a condizioni privilegiate nel mercato dei capitali.
Cosa è possibile e necessario fare?
I commercialisti hanno un ruolo fondamentale, per non dire esclusivo e privilegiato. Sono gli unici professionisti dotati delle conoscenze di accounting e strategia, nonché di competenze relazionali e flessibili per poter essere promotori e divulgatori del cambiamento, in primis a supporto delle PMI, che ricordo essere più del 90% del tessuto imprenditoriale nazionale ed europeo. La CSRD ha lasciato aperta la porta della semplificazione, dando agli Stati membri la possibilità di intervento proprio in materia di adeguamento degli ESRS a cui le PMI dovranno fare riferimento.
Non possiamo lasciar passare questo treno, per essere ancora una volta la categoria professionale di riferimento per il legislatore e per le imprese in materia di rendicontazione di sostenibilità.
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