martedì 17/10/2023 • 06:00
La delega fiscale rimuove l’evasione materiale di massa con il concordato preventivo, irrealizzabile e del tutto inadeguato alle dimensioni quantitative del fenomeno. Il concordato preventivo prelude a meccanismi numerico-statistici analoghi a quelli dei coefficienti presuntivi del 1988, degli studi di settore e degli indici di affidabilità economica, tutte esperienze fallite.
Ascolta la news 5:03
Al di là di annunci politicamente sensati, la riforma appare inadeguata sulla principale causa di inefficienze e malesseri della fiscalità italiana; si tratta delle dimensioni insufficienti di molte attività economiche rispetto a quelle necessarie per un'affidabile determinazione documentale di consumi e redditi, propri e altrui.
Il malessere tributario italiano, quello per cui ogni pochi anni si promettono riforme, che immancabilmente falliscono, ruota attorno alle dimensioni troppo ridotte, di gran parte delle attività economiche italiane, per prestarsi a un'affidabile determinazione documentale di consumi, e redditi, soprattutto altrui, ma anche propri.
Approfondisci con il volume “Riforma fiscale” a cura di Antonio Tomassini: un’analisi di tutti gli aspetti della legge delega fiscale: tributi, rapporto fisco-contribuente, controlli, contraddittorio, sanzioni, contenzioso, riscossione e semplificazione normativa. Frutto del lavoro di economisti e tributaristi, rappresenta un prezioso contributo per il professionista nell’interpretazione della riforma. |
La comunicazione politica
Quando non sussistono le condizioni per la determinazione documentale, gli uffici tributari dovrebbero integrarla con una determinazione valutativa sufficientemente diffusa. Proprio questo non è stato abbastanza compreso dall'opinione pubblica, e quindi dai governanti di ieri e di oggi.
Alcuni di essi hanno strumentalizzato politicamente la confusione sul tema e utilizzato l'evasione fiscale come capro espiatorio per giustificare l'eccessività e gli sprechi della spesa pubblica. Invece di prenderne atto e di migliorare qualitativamente la spesa, diminuendole la quantità, le sue carenze sono state addebitate alla mancanza di fondi, e quindi all'evasione. Invece di prendere atto della suddetta diversa determinabilità dei presupposti economici d'imposta, oggettivo riflesso della frammentazione economica italiana, è stata alimentata la narrazione della lotta all'evasione. Naturalmente si è trattato di una comunicazione politica cui non sono affatto seguiti comportamenti amministrativi. Ciò perché accusare milioni di piccoli operatori di essere una sorta di nemici del popolo e andare anche a chiedergli davvero maggiori imposte avrebbe avuto un bilancio politico clamorosamente negativo.
Già tale bilancio è stato negativo annunciando la fantomatica lotta all'evasione senza farla davvero. Sarebbe stata meglio per tutti una determinazione valutativa delle imposte a spettro più ampio, in modo da spingere a un adempimento più credibile queste categorie di contribuenti. Se questi ultimi non fossero stati criminalizzati, e fosse stata politicamente comunicata la diversa determinabilità dei presupposti economici d'imposta, le polemiche sul fisco si sarebbero molto stemperate. Si sarebbe semplicemente trattato di sostituire la narrazione sociale sulla necessità di determinazione valutativa delle imposte alla narrazione della lotta all'evasione.
Questo anche per varie ragioni di efficienza amministrativa, a partire dalla drammatizzazione connessa all'idea di lotta all'evasione, che provoca una spirale di irrigidimento reciproco tra uffici tributari e contribuenti, con buona pace dei riferimenti al dialogo e allo spirito collaborativo di cui si parla inutilmente da decenni. In questo modo si allungano i tempi di lavorazione delle pratiche, diminuiscono sia la quantità sia la qualità dei controlli degli uffici. Essi inoltre vengono spinti verso la scorciatoia delle questioni di diritto, dov'è più facile raggiungere gli obiettivi statistici; tali obiettivi infatti non distinguono tra evasione in senso materiale, che comporta questioni valutative di fatto, ed evasione da interpretazione, che comporta questioni di diritto. Anche se l'evasione da interpretazione è sostanzialmente insignificante nelle stime quantitative del fenomeno, il risultato di servizio degli uffici tributari deriva in massima parte da lei.
La lotta all'evasione
Le narrazioni sulla lotta all'evasione hanno anche spinto le complicazioni degli adempimenti, l'espansione della contabilità dove non ne esiste alcuna utilità gestionale, la tracciabilità, la lotteria degli scontrini, il cashback, la fattura elettronica, il contrasto d'interesse, per trasformare chi fa la spesa, va al bar o dal parrucchiere in sostituto d'imposta. Questa determinazione ragionieristica di massa è del tutto ingestibile, e sta facendo impazzire professionisti e uffici tributari.
Benissimo quindi che la delega sposti l'accento dalla lotta all'evasione al fisco amico; è infatti preferibile teorizzare una pubblica amministrazione in partenza amica, anziché nemica, dovendo proprio scegliere. La formula tuttavia è riduttiva, com'è riduttiva la delega, che rimuove l'evasione materiale di massa, con l'espediente del concordato biennale preventivo, irrealizzabile e del tutto inadeguato alle dimensioni quantitative del fenomeno.
Il concordato preventivo biennale prelude a meccanismi numerico-statistici analoghi a quelli dei coefficienti presuntivi del 1988, degli studi di settore e degli indici di affidabilità economica, tutte esperienze fallite, come ricorda anche l'insuccesso del concordato preventivo biennale proposto per il 2003-2004.
Nella delega si è persa l'occasione di costruire una cornice legislativa per futuri interventi amministrativi diretti a riportare l'evasione di massa entro limiti socialmente accettabili. Si sarebbe dovuto invece affermare il principio che il tutoraggio fiscale deve partire “dal basso” e non dall'alto, cioè dalle questioni di diritto dei grandi contribuenti, con ridicolissimi tax control frameworks e strumenti di controllo del rischio fiscale. Quest'ultimo non riguarda infatti le aziende pluripersonali strutturate, cresce al diminuire delle dimensioni aziendali.
La riforma avrebbe dovuto creare le basi legislative per un monitoraggio dei piccoli contribuenti, un controllo senza accertamento, diretto a rendere più percepibile il controllo valutativo del territorio da parte degli uffici tributari. E' un effetto simile a quello delle attuali lettere di compliance, che però sono generate dal computer, mentre la percezione del controllo tributario del territorio dovrebbe e potrebbe essere anche fisica. Naturalmente, per riportare sotto controllo quest'area di economia estremamente frammentata, la delega avrebbe dovuto valorizzare i concetti di economicità dell'azione amministrativa, di discrezionalità nell'uso delle risorse di persone e tempo disponibili, del contenzioso prima di tutto amministrativo e solo residualmente giurisdizionale. Di questa consapevolezza non c'è traccia, senza che alle intuizioni sul fisco amico si accompagni un'idea di come questo potrebbe funzionare.
© Copyright - Tutti i diritti riservati - Giuffrè Francis Lefebvre S.p.A.
Vedi anche
Approfondisci con
Con la Delega Fiscale 2023, è stato conferito al Governo l'incarico di predisporre una riforma del settore fiscale su un ventaglio di casi molto ampio, quasi omnicomprensivo di ogni settore della materia, dal rapporto c..
Raimondo D'antonio
-Rimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
Per continuare a vederlo e consultare altri contenuti esclusivi abbonati a QuotidianoPiù,
la soluzione digitale dove trovare ogni giorno notizie, video e podcast su fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti e mondo digitale.
Abbonati o
contatta il tuo
agente di fiducia.
Se invece sei già abbonato, effettua il login.