giovedì 05/10/2023 • 06:00
Dopo l'istituzione del Superbonus, gli interventi normativi che si sono succeduti hanno influito sulla propensione all'adesione al bonus e sulla capacità del sistema di assorbire l'elevata quantità di bonus progressivamente originati. La NADEF analizza gli impatti che il Superbonus e la legge delega fiscale hanno sulle finanze pubbliche.
Gli impatti del Superbonus
Il Presidente del Consiglio Dei Ministri e il Ministro dell'Economia e delle Finanze hanno presentato la NADEF (Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza) in cui viene analizzato l'impatto che il Superbonus ha avuto sulle finanze pubbliche ed in particolare come tale bonus ha inciso sul debito della Pubblica Amministrazione sulla scorta delle varie modifiche normative.
Com'è noto, infatti, negli ultimi anni il legislatore è intervenuto diverse volte con provvedimenti che hanno influito a vario titolo sulla propensione di adesione ai bonus, sempre più richiesti nonostante la percentuale di detrazione delle aliquote sia stata progressivamente ridotta nel tempo.
La riduzione di cui sopra rappresenta, evidentemente, un tentativo del Governo di tutelare gli equilibri della Finanza Pubblica che, come chiarito nella NADEF, sono compromessi e condizionati proprio dall'adesione al Superbonus 110.
Rientrano nel novero dei tentativi di tutela più importanti le disposizioni contenute nel DL 176/2022 con le quali è stata ridotta al 90% la percentuale di detrazione nonché quelle contenute nel DL 11/2023 che hanno vietato l'esercizio dell'opzione per lo sconto in fattura e la cessione del credito.
Tuttavia, tali previsioni rappresentano una disciplina che ammette deroghe e dunque, ad oggi, sono ancora molti gli interventi che possono usufruire della detrazione al 110% nonché i crediti maturati o maturandi che possono essere ceduti.
Così come chiarito nella Nota, dunque, la previsione di deroghe rispetto all'applicazione immediata delle misure restrittive tutela i cittadini beneficiari dell'agevolazione fiscale, ma mal si concilia con la sostenibilità della finanza pubblica.
È stato necessario, dunque, rivedere al rialzo di 0.7 punti percentuali di PIL la stima tendenziale di Deficit per il 2023 e riscontrare un peggioramento dell'impatto della materia sul debito pubblico.
Non solo, per gli anni 2020 – 2022 le agevolazioni sono state registrate nei conti nazionali come spesa per l'intero importo maturato del credito nell'anno in cui il contribuente ha sostenuto la spesa che dà luogo al beneficio fiscale, e questo perché il Superbonus 110 e il bonus facciate erano classificati come crediti pagabili, ma ora che questi non sono più cedibili si ipotizza che la spesa da pagare nel biennio 2024-2025 debba essere registrata come credito non pagabile.
Ciò rileva perché la classificazione degli incentivi come pagabili genera un disallineamento tra le dinamiche di cassa e di competenza dei saldi di finanza pubblica che non è destinata a migliorare proprio per l'esistenza di rilevanti oneri di cassa che si manifesteranno nei prossimi anni.
Peraltro, già nel DEF approvato l'anno scorso, il governo ha posto l'accento, anche alla luce della discussione in sede europea della direttiva c.d. Case green, sulla necessità di intervenire con misure non più straordinarie o emergenziali, bensì con programmi, fondi e risorse, coerenti con il quadro di finanza pubblica e in grado di determinare un sostegno al mercato delle costruzioni e delle ristrutturazioni edilizie, che sia permanente e sostenibile nel tempo.
Gli impatti della riforma fiscale
Ovviamente nella NADEF non potevano mancare considerazioni sulla riforma fiscale, la cui legge delega (L. 111/2023) è stata approvata lo scorso agosto per stimolare la crescita economica, semplificare il sistema tributario e contrastare l'evasione fiscale.
Nella premessa alla Nota, il Ministro dell'Economia, ha definito l'intervento normativo come “una delle principali iniziative strutturali che il Governo intende mettere in campo” e chiarisce come nella legge di bilancio saranno previsti fondi per finanziare la prima parte della riforma.
La riforma ridurrà la pressione fiscale sulle famiglie, giacché essa sarà solo parzialmente coperta da una revisione delle spese fiscali. Sempre nell'ottica di un recupero del reddito disponibile delle famiglie, la legge di bilancio finanzierà anche il rinnovo contrattuale del pubblico impiego, con una particolare attenzione al settore sanitario.
In una situazione in cui la finanza pubblica è gravata dall'onere degli incentivi edilizi, dal rialzo dei tassi di interesse e dal rallentamento del ciclo economico internazionale, è necessario fare scelte difficili. Il Governo ha optato per misure che affrontino i problemi più impellenti del Paese – l'inflazione, la povertà energetica e alimentare, la decrescita demografica – promuovendo al contempo gli investimenti, l'innovazione, la crescita sostenibile e la capacità di reagire dell'economia.
I principali obiettivi della legge delega di riforma fiscale sono:
Per punti, nel documento in esame, vengono passati in rassegna tutti i temi caldi della futura riforma così che sia consentito al lettore avere un'idea chiara circa la portata della stessa.
Nel dettaglio, si fa riferimento al passaggio dell'imposta sui redditi delle persone fisiche a tre aliquote e il mantenimento della flat tax per partite IVA e professionisti con ricavi ovvero compensi inferiori a 85 mila euro.
E dunque, in particolare, nella delega si prevede la revisione e la graduale riduzione dell'IRPEF, nonché l'applicazione di un'imposta sostitutiva proporzionale sulla tredicesima mensilità.
La legge delega attribuisce un ruolo particolare al riordino delle tax expenditures, per il conseguimento degli obiettivi di equità verticale e orizzontale e il sostegno della transizione energetica.
La rimodulazione delle tax expenditures prevista dalla delega sarà effettuata ponendo attenzione ai seguenti aspetti:
Per quanto concerne l'imposizione sui redditi delle società e degli enti (IRES), la legge delega prevede interventi finalizzati a sostenere gli investimenti e la produttività, nel rispetto dei principi sulla tassazione internazionale e delle raccomandazioni dell'OCSE.
La delega prevede, inoltre, la riduzione dell'aliquota IRES per le imprese che impiegano in investimenti, nuove assunzioni o schemi stabili di partecipazione dei dipendenti agli utili una somma corrispondente, in tutto o in parte, al reddito entro i due periodi d'imposta successivi alla sua produzione.
Si prevede anche il riordino delle regole di deducibilità degli interessi per allineare il sistema impositivo attualmente esistente a quello internazionale.
Inoltre, si prevedono interventi finalizzati a sostenere gli investimenti e la produttività oltre al graduale superamento dell'IRAP al fine di ridurre gli oneri in capo alle imprese e agli operatori economici.
La delega contiene anche principi e criteri direttivi specifici per una razionalizzazione dei micro-tributi per ridurre le complessità dell'attuale sistema e gli adempimenti a carico dei contribuenti. Il riordino dei micro-tributi prevede interventi relativamente all'imposta di registro, all'imposta sulle successioni e donazioni, all'imposta di bollo e agli altri tributi indiretti diversi dall'IVA.
Non solo, la riforma fiscale prevede anche un intervento diretto sul rapporto tra fisco e contribuenti per renderlo più efficiente, semplificando le dinamiche colloquiali fra la Pubblica Amministrazione e il cittadino ed auspicando un rapporto di leale collaborazione.
Particolare attenzione viene riservata alle misure destinate alle famiglie, alle persone con disabilità e ai giovani.
Si auspica che il Governo nei due anni di tempo concessi riesca compiutamente a dare attuazione alla legge delega che, seppur oggetto di critiche e valutazioni, è tesa a riformare il sistema fiscale in modo organico, come si attende da diverso tempo.
Sarà interessante vagliare il contenuto dei prossimi documenti economici per comprendere, concretamente, come questa potrà impattare sul debito pubblico.
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