venerdì 11/04/2025 • 06:00
L'intelligenza artificiale è al centro del Congresso Nazionale UNGDCEC 2025. Il DL recante “Disposizioni urgenti in materia di intelligenza artificiale, lavoro e amministrazioni pubbliche”, approvato in Senato, rappresenta una potenziale svolta per il nostro Paese. La definizione di un quadro giuridico solido e inclusivo che disciplini lo sviluppo e l'uso dell'intelligenza artificiale non è solo opportuna: è ormai inderogabile.
Il DL sulle “Disposizioni urgenti in materia di intelligenza artificiale, lavoro e amministrazioni pubbliche” si compone di 26 articoli ed ha un'estensione relativamente breve, infatti si distingue per un'impostazione agile, quasi asciutta, se paragonata alla complessità della materia trattata. Tale essenzialità si spiega in parte con la funzione del decreto: esso mira ad accompagnare e implementare a livello nazionale il Regolamento europeo AI Act, già in vigore dal primo agosto 2024, al quale rimanda per gran parte degli aspetti operativi e definitori. Più che sovrapporsi alla cornice europea, il legislatore italiano sembra voler costruire una piattaforma istituzionale e strategica capace di dare concretezza, nel nostro ordinamento, ai principi stabiliti a Bruxelles. Una scelta, questa, che rafforza la coerenza normativa ma richiede anche un'attenta lettura in chiave sistemica, per comprendere ciò che è affidato alla legge nazionale e ciò che resta regolato a livello europeo.
Questo testo legislativo, infatti, promuove un uso trasparente e responsabile dell'IA, garantendo la tutela dei diritti fondamentali e la protezione dei dati personali. Vengono quindi trattati determinati punti come, l'analisi dell'utilizzo dell'IA nel settore sanitario, nel campo del lavoro, nella giustizia, la supervisione dell'uso dell'IA nella pubblica amministrazione e nella sicurezza nazionale affidata all'Agenzia per l'Italia Digitale (AgID) e all'Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN).
All'interno di questo impianto, particolare attenzione è riservata ai diversi settori di applicazione, tra cui rientrano anche le professioni intellettuali regolamentate, richiamate espressamente dal breve articolo 12, rubricato: “Disposizioni in materia di professioni intellettuali”.
La brevità di questo articolo evidenzia, probabilmente, il fatto che non sia stata riservata la giusta attenzione alla cura del rapporto tra IA e libere professioni: il tutto non è neanche rinviabile all'AI ACT dell'UE , sia perché il concetto di professionista ordinistico è ben diverso tra Italia ed Europa (si pensi solo ai diversi ruoli dell'accountant e del commercialista italiano ), sia perché all'interno del suddetto Regolamento non si parla di libere professioni esplicitamente, ma più in generale di operatori economici, tarando tutta una serie di regole utili per tutti.
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Nel primo comma dell'articolo 12, viene espresso un concetto naturale per un libero professionista: delegare all'algoritmo compiti valutativi o decisionali senza un presidio umano competente, rischia di compromettere non solo la qualità dell'output, ma anche il rapporto fiduciario che ci lega ai nostri clienti. L'IA deve rimanere un mezzo e uno strumento, non un fine o un sostituto. Nel secondo comma, invece, viene espresso un altro concetto importante ma che i commercialisti possono ritenere “naturale”, comunicare l'utilizzo di strumenti di IA è un obbligo assolutamente condivisibile per la visione enunciata precedentemente.
Tuttavia, all'interno di questo articolo e quindi più in generale del Decreto, sono state rinvenute diverse mancanze. L'UNGDCEC ha portato avanti in particolare due proposte per il miglioramento di questo testo:
Il Decreto rappresenta, nella sua attuale configurazione, un primo passo nella direzione giusta. Ma, dal punto di vista dei giovani commercialisti, rischia di restare una cornice incompleta se non sarà personalizzato e se il legislatore non sarà in grado di recepire le istanze delle professioni regolamentate e di valorizzarne il ruolo all'interno dell'ecosistema digitale.
Come giovani professionisti, ci sentiamo parte attiva di questa trasformazione. Non siamo semplici utenti passivi dell'innovazione, ma attori consapevoli, pronti a presidiare con competenza e responsabilità le sfide che essa comporta. In questa prospettiva, le proposte dell'UNGDCEC non sono solo tecnicalità normative: sono un invito a costruire, insieme, un'intelligenza artificiale più equa, trasparente, inclusiva. Perché se è vero che l'IA può trasformare il nostro lavoro, è altrettanto vero che spetta a noi, come categoria e come cittadini – decidere come orientarne l'evoluzione.
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Maurizio Maraglino Misciagna
- Dottore commercialista e revisore legaleRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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