venerdì 21/03/2025 • 06:00
Il punto della situazione e l'analisi comparata dei diversi modelli di settimana corta dimostra come ci possono essere molteplici modi per raggiungere lo scopo di un sistema di lavoro più inclusivo e attento alle esigenze di conciliazione vita/lavoro, comunque da costruire partendo dalle singole necessità aziendali.
Così come lo smart working, anche l'idea della settimana corta sta subendo qualche rallentamento. È solo di qualche settimana fa la notizia che l'azienda Google ha dichiarato la necessità di aumentare l'orario di lavoro per restare competitivi sul mercato: la debolezza dell'attuale sistema è che “si lavora meno di 60 ore a settimana”, queste le dichiarazioni dell'amministratore delegato della società, che invita i suoi collaboratori anche ad essere presenti fisicamente in ufficio.
La sfida partita in diversi paesi europei e raccolta da alcune importanti aziende italiane, anche manifatturiere, che ormai da qualche tempo hanno lanciato nuovi alternativi modi di lavorare rispetto al classico schema della prestazione organizzata su cinque giornate di lavoro a settimana o, se organizzati in turni, hanno ridotto l'orario di lavoro annuo, sembra non raccogliere moltissime nuove adesioni.
È però altrettanto vero che le società che stanno sperimentando la settimana corta dichiarano la loro soddisfazione sull'applicazione concreta della stessa, e non sembrano avere alcuna intenzione di tornare indietro. Per loro parlano i risultati delle società, in alcuni casi veramente eccellenti, che dimostrano quindi che la produttività tiene o addirittura cresce.
Facciamo il punto della situazione, comparando alcune importanti esperienze.
Comparazione delle principali esperienze di settimana corta
Intesa San Paolo, Luxottica, Lamborghini, Lavazza, Siae, Gruppo Magister, Sace, queste le più importanti aziende che hanno in corso in Italia le sperimentazioni più innovative di riduzione dell'orario di lavoro, che prevedono la settimana lavorativa organizzata in quattro giorni anziché cinque.
Intesa San Paolo continua il suo percorso di nuova organizzazione del lavoro dichiarando che intende nei prossimi mesi estendere il suo modello di 9 ore per quattro giorni lavorativi anche alle filiali più piccole, mantenendo comunque la normale apertura al pubblico, segnale che dimostra la soddisfazione dell'azienda verso questo modello. D'altronde, come noto, i bilanci della società continua a maturare utili eccezionali.
Luxottica, a fine 2023, disciplina nel contratto integrativo aziendale il suo nuovo modello organizzativo, che riguarda anche il mondo operativo delle fabbriche e non solo gli uffici. In estrema sintesi, il modello prevede che per venti giornate all'anno – per lo più il venerdì – il dipendente potrà non lavorare, «coperto» in parte dall'azienda e in parte con istituti contrattuali individuali (permessi): anche in questo caso, i primi risultati sono positivi.
Anche Lamborghini, nell'integrativo relativo al periodo 2023/2026, rivede i suoi modi di lavorare, riducendo l'orario di lavoro attraverso un nuovo sistema di turni. La nuova organizzazione, in sintesi, prevede:
Lavazza estende la sua sperimentazione, in prima battuta cominciata solo per il personale degli uffici, anche nella produzione, prevedendo la possibilità di accorciare l'orario di lavoro del venerdì, attraverso una rimodulazione dei turni e alcuni permessi aggiuntivi.
Il recentissimo modello Siae, raggiunto in un'intesa sindacale che prevede una sperimentazione per tutto il 2025, prevede una suddivisione dell'anno in due periodi:
Magister Group (tra le sue aziende la più grande è Ali Lavoro), si organizza intanto partendo dal fatto che gli uffici restano sempre aperti, dal lunedì al venerdì: tutti i suoi dipendenti saranno occupati solo 4 giorni a settimana riducendo l'orario di lavoro da 40 a 32 ore settimanali, senza pertanto alzare l'orario giornaliero di lavoro da 8 a 9 o più ore. Nel gruppo non si lavora in smart working, non essendo lo stesso reputato coerente con il business delle società.
Sace, un gruppo assicurativo – finanziario italiano partecipato dal Ministero Economia e Finanza, prevede una sperimentazione della settimana di 4 giorni (anziché gli attuali 5), per un totale di 36 ore (anziché le attuali 37), scegliendo qualsiasi giorno della settimana per il riposo, sulla base di una programmazione mensile a livello di area.
Un primo bilancio
I nuovi modelli organizzativi che riducono l'orario di lavoro, come sopra brevemente riassunto, sono molteplici e molto diversi tra loro.
Il minimo comun denominatore è rappresentato da alcuni elementi cardine: la volontarietà della scelta del lavoratore e il mantenimento della retribuzione.
Le aziende che hanno intrapreso questa strada sembrano entusiaste dei primi risultati, e così i loro dipendenti, che vedono di molto migliorare il bilanciamento tra lavoro e vita privata, tenendo appunto conto del fatto che è il singolo che può scegliere se aderire o meno ai nuovi orari.
Da un punto di vista di “tenuta” del mercato del lavoro, questo nuovo approccio sembra molto interessante: con la trasformazione digitale e tecnologica, e l'intelligenza artificiale - che consentirà di risparmiare tempo di lavoro - è pensabile (ed auspicabile) che sia possibile lavorare meno ore e con dipendenti più produttivi (almeno in alcune funzioni ed attività).
La produttività nelle aziende che hanno introdotto la settimana corta non sembra risentire del fatto che il singolo lavoratore lavora meno ore, anzi, al contrario, i primi dati e gli utili di queste società presentano risultati molto positivi. Anche dal punto di vista dell'attraction e della retention, ovviamente, la scelta della riduzione dell'orario di lavoro sembra vincente: il tasso di turn over si abbassa e molti candidati si precipitano a verificare la possibilità di essere assunti in queste società.
Considerazioni finali
La vera domanda da porsi è se tutte le aziende possano intraprendere o meno questa strada. Di sicuro, come dimostrato dal benchmarking dei vari modelli organizzativi sperimentati, non esiste un'unica soluzione valida per tutti.
Se i “pro” della scelta sono evidenti (e sopra accennati), altrettanto chiari sono i possibili “contro”.
La produttività del lavoro in Italia – comparata al resto del mondo - è molto bassa da più di vent'anni, figlia anche di un gap tecnologico ancora irrisolto. Alcuni settori produttivi, come quelli a ciclo industriale continuo, non sono ancora pronti alla sfida; le difficoltà nel rinnovare il contratto dei metalmeccanici dimostra come almeno questo comparto non se la passi bene, con la conseguenza che diventa difficile rischiare di perdere efficienza con sperimentazioni di riduzione oraria del lavoro.
Significativa la dichiarazione a commento dell'accordo Lamborghini sulla settimana corta dell'amministratore delegato di Ducati, peraltro facente parte dello stesso gruppo Volkswagen: “…non credo che andremo nella stessa direzione, quando i marchi sono come delle boutique e producono oggetti di straordinario lusso, come Lamborghini, forse se lo possono permettere…penso che generi una riduzione della competitività e quindi poi una riduzione dei posti di lavoro. Quel modello farebbe aumentare il costo del lavoro attorno al 20% e questo alla lunga potrebbe portare ad una desertificazione del territorio da parte di marchi e capitali globali che atterrano dove trovano le condizioni migliori ….».
Quante aziende possono permettersi di adottare modelli organizzativi che consentono ai loro dipendenti di scegliersi individualmente il loro orario di lavoro? (le esperienze attuali dimostrano che i lavoratori e i loro rappresentanti non sono disposti ad accettare soluzioni collettive valide per tutti …).
Per il futuro la vera sfida sarà quella di integrare le istanze di welfare e conciliazione vita/lavoro dei dipendenti con la produttività e la competitività delle imprese italiane, in quel giusto «contemperamento» degli interessi che è la vera mission del mondo delle relazioni industriali. Non esistono ricette giuste, valide per tutti a prescindere.
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- Responsabile Relazioni Industriali di Autostrade per l'Italia s.p.a.Rimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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