lunedì 02/12/2024 • 06:00
Il D.Lgs. 81/2015 definisce chiaramente il diritto di precedenza nel contratto a termine. L’azienda è obbligata a informare il dipendente su tutti gli aspetti che riguardano il pieno godimento del diritto di precedenza. Un non corretto passaggio informativo può comportare il riconoscimento di un risarcimento per il lavoratore.
Quando si parla di diritto di precedenza non ci si deve limitare esclusivamente al contesto del tempo determinato.
Tale obbligo vige anche, ad esempio, nelle operazioni straordinarie societarie come il passaggio di azienda o ramo di essa per quei lavoratori che non sono stati assunti dal nuovo datore di lavoro. Altra casistica è rappresentata dai licenziamenti per giustificato motivo oggettivo a seguito di riduzioni collettive di personale dove la precedenza è pari a sei mesi.
L'importanza di tale istituto si palesa soprattutto perché un'eventuale violazione dello stesso comporta il mancato disconoscimento delle agevolazioni contributive.
La normativa
Come statuito dal comma 1 dell'articolo 24 D.Lgs. 81/2015 il lavoratore che, salvo diversa disposizione contrattuale, nell'esecuzione di uno o più contratti a tempo determinato nella stessa azienda ha prestato attività lavorativa per un periodo superiore a sei mesi, ha diritto alla precedenza in caso di assunzioni a tempo indeterminato entro i successivi dodici mesi con riferimento alle mansioni già espletate in esecuzione dei contratti a termine.
Diritto di precedenza e congedo di maternità
Il comma 2 dell'articolo 24 del Dlgs. 81/2015 computa nei sei mesi anche i cinque complessivi della maternità obbligatoria, considerando anche i giorni in caso di eventuale parto prematuro.
Alle lavoratrici viene inoltre concesso una precedenza aggiuntiva oltre la nuova assunzione a tempo indeterminato per le mansioni già effettuate, in relazione ad un altro contratto a tempo determinato nei dodici mesi successivi.
Modalità di esercizio del diritto
Il comma 4 dell'articolo 24 del Dlgs. 81/2015 stabilisce che il diritto di precedenza va espressamente inserito nel contratto. Ciò non toglie che tale espressa previsione non rende automatico l'esercizio dello stesso che va sempre condizionato da un comportamento attivo del lavoratore che lo deve esercitare per iscritto nei sei mesi successivi la data di cessazione del rapporto.
La normativa fissa, comunque, anche una durata massima di esercizio del diritto che si estingue superato un anno dalla data di cessazione del rapporto di lavoro. La forma scritta diventa essenziale e costitutiva del diritto a partire dal giorno in cui il dipendente manifesta la propria volontà dandone notifica al datore di lavoro.
Conseguenze violazione del diritto di precedenza
La mancata indicazione nella lettera di assunzione del diritto di precedenza non incide sul rapporto in essere, né, chiaramente, sulla possibilità del diritto di usufruirne in caso di nuova assunzione a tempo indeterminato.
In prima analisi il lavoratore, nel caso di cui sopra, si potrebbe rivolgere ad un giudice con conseguente condanna e risarcimento del danno conteggiato in via equitativa.
Il diritto di precedenza, in assenza di accordi individuali, non ha limiti geografici nel suo ambito di operatività e quindi risulta valido anche per unità produttive, dovunque presenti, che fanno riferimento sempre alla stessa impresa.
La rinuncia del dipendente ad un'opportunità lavorativa a tempo indeterminato con caratteristiche idonee per assolvere l'obbligo del rispetto di precedenza non esonera il datore di lavoro dal presentare altre offerte di lavoro di analogo contenuto.
A livello amministrativo, un eventuale mancato rispetto non porta a conseguenze sanzionatorie precise, tuttavia l'azienda potrebbe subire accessi ispettivi del personale di vigilanza dell'Ispettorato del Lavoro.
In tal caso l'autorità potrà imporre al datore di lavoro, entro un termine definito, di adeguarsi inviando al lavoratore la comunicazione della possibilità di esercizio del diritto entro i sei mesi dalla data di cessazione del rapporto.
A quel punto in caso di inosservanza del disposto verbalizzato dall'Ispettorato scatta la sanzione pecuniaria.
Finalità e tipologie contrattuali ammesse
Nel conteggio dei già menzionati sei mesi rientrano i contratti a tempo determinato che hanno come contenuto le mansioni già eseguite, consentendo anche un utilizzo trasversale delle attività all'interno della categoria legale in esame.
Sono fuori da tale contesto i rapporti di somministrazione, i contratti indeterminati o gli apprendisti che si sono perfezionati prima che si materializzi la questione dell'esercizio del diritto.
In conseguenza di ciò si può ammettere che il diritto di precedenza è orientato al realizzarsi di un'assunzione a tempo indeterminato per mansioni già espletate, ivi compreso il contratto di apprendistato a certe condizioni. Nello specifico la durata del precedente rapporto a termine non deve aver superato la metà del periodo della formazione dell'apprendistato. Non viene chiaramente escluso anche il ricorso ad una soluzione ad orario ridotto sempre nei limiti previsti dalla contrattazione collettiva applicata.
Il diritto di precedenza non si intenderà rispettato nel caso di contratto di lavoro intermittente a tempo indeterminato, fattispecie che prevede una prestazione lavorativa rimessa esclusivamente alla volontà datoriale e quindi non applicabile in questo contesto.
LA SOLUZIONE
In merito all'obbligo del datore di lavoro di informare il dipendente in merito alla possibilità di esercitare il diritto di precedenza, l'art. 24 D.Lgs. 81/2015 stabilisce che esso deve essere espressamente indicato nella lettera di assunzione.
La normativa, però, risulta carente circa le modalità con cui tale informativa va notificata al lavoratore interessato.
Il dubbio sostanziale è legato alla sufficienza o meno, ai fini dell'adempimento in questione, dell'inserimento di un semplice richiamo nel contratto di assunzione o se l'azienda deve anche specificare dettagliatamente le condizioni, le modalità ed i termini per l'esercizio dello stesso.
Gli ultimi orientamenti giurisprudenziali hanno chiarito che si tratta di uno specifico obbligo che deve essere funzionalizzato a notificare al lavoratore, come indicato nell'atto scritto di assunzione, tutte le istruzioni per il godimento del diritto stesso.
Il precetto informativo è strumentale a garantire la tutela piena e reale del lavoratore, e quindi nella lettera di assunzione devono essere presenti tutti gli elementi che permettano al dipendente il pieno utilizzo dello strumento a sua disposizione.
In conseguenza non risulta sufficiente il solo richiamo normativo all'istituto, ma andranno indicati tutti i presupposti giuridici previsti dall'articolo 24 del Dlgs. 81/2015.
Nel caso di mancata indicazione in forma scritta delle modalità di esercizio del diritto, la naturale conseguenza è rappresentata dal risarcimento del danno da parte del datore di lavoro.
In ultima analisi ci si può anche riallacciare al disposto del Decreto Trasparenza del 2022 che prevede la consegna dell'informativa contrattuale dove vanno dettagliati anche gli aspetti operativi che caratterizzano il diritto di prelazione.
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Emilio Rocchini
- Professore a contratto di Diritto del Lavoro presso l'Università degli Studi Link Campus UniversityRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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