sabato 23/11/2024 • 06:00
L'operazione Moby Dick, con un'evasione IVA di oltre 1,3 miliardi di euro, svela le falle del sistema fiscale europeo e il ruolo del carosello. Al centro, società fittizie, frodi sistemiche e la connivenza nella filiera, che minano la giustizia fiscale. Quali sono i meccanismi applicativi delle frodi carosello?
I limiti del doppio sistema IVA
L'operazione Moby Dick, coordinata dalla Procura Europea (EPPO), ha portato alla contestazione di un sistema fraudolento che ruota attorno al ben noto schema delle frodi IVA carosello. Con un'evasione complessiva a livello teorico di oltre 1,3 miliardi di euro, l'indagine ha messo in evidenza le falle strutturali del sistema fiscale comunitario e le sfide ancora irrisolte nel coordinamento tra Stati membri. Si è trattato per certi versi di un'operazione mastodontica sia per il dispiego di mezzi da parte dell'amministrazione finanziaria sia per il numero di società e paesi esteri coinvolti. Come di consueto, il settore merceologico era quello dell'informatica, con particolare riferimento a prodotti ancora ivati come le schede di memoria esterne oppure gli accessori per i cellulari. Questa maxi-indagine rappresenta una buona occasione per fare il punto sul meccanismo fraudolento nell'ambito delle operazioni comunitarie, in un contesto in cui il legislatore cerca di porre rimedio attraverso l'estensione del reverse charge interno a molte categorie merceologiche a rischio, prima fra tutte il settore dell'informatica con cellulari, console e prodotti simili. Proprio questa necessità di applicare il sistema di non imponibilità IVA nel B2B (Business-to-Business), chiamato appunto in gergo “reverse charge” intracomunitario, anche ad operazioni territorialmente rilevanti ai fini iva nel nostro paese, pone l'accento sul fatto che il doppio regime di applicazione dell'imposta sui consumi, differente a livello nazionale rispetto alle operazioni tra paesi comunitari, si presta sempre a facili distorsioni.
Come ogni qualvolta il sistema fiscale mostra una asimmetria, i contribuenti lecitamente o illecitamente cercheranno di mantenere i benefici di un sistema, senza doverne subire le conseguenze negative. Ad esempio, quando la determinazione dei ricavi è forfettaria, ci sarà una tendenza a gonfiare i costi a favore di chi li deduce analiticamente (si pensi alla tassazione agraria dei redditi con deduzione analitica dei costi); allo stesso modo, nel sistema delle frodi iva si cercherà di mantenere la detrazione del tributo a fronte di acquisti non imponibili, ottenendo i benefici di entrambi i sistemi senza doverne pagare le conseguenze negative (ossia il versamento dell'imposta addebitata in rivalsa nel sistema nazionale e l'assenza di detrazione per mancato addebito IVA nel sistema intracomunitario B2B). Ciò è dovuto al fatto che il sistema iva intracomunitario definitivo non è mai entrato in vigore.
Frodi carosello: abuso del sistema IVA intracomunitario e meccanismi applicativi
Il sistema fiscale europeo, pur essendo stato concepito per facilitare il mercato unico, continua a soffrire di una sostanziale mancanza di fiducia reciproca tra gli Stati membri. Come è noto, il classico principio di tassazione IVA si basa sul meccanismo dell'addebito e detrazione: ogni passaggio della catena commerciale aggiunge valore al prodotto e l'IVA viene applicata in rivalsa per poi essere detratta dai soggetti coinvolti, qualora questi ultimi ne abbiano i requisiti. Tuttavia, la tassazione intracomunitaria rappresenta un punto debole del sistema. La logica del sistema iva vorrebbe che per un acquirente business italiano fosse possibile detrarsi l'iva versata al suo fornitore comunitario, lasciando l'onere di coordinamento e compensazione tra gli Stati membri. Tuttavia, l'Unione Europea non è ancora riuscita a implementare un sistema definitivo di compensazione tra Stati. In teoria, non ci sarebbe alcun problema alla detrazione iva versata in un altro Paese attraverso un sistema coordinamento, dove gli Stati si conguagliano reciprocamente. In questo modo un fornitore comunitario avrebbe lo stesso regime IVA di un fornitore nazionale. Purtroppo, la mancanza di fiducia reciproca (sono facilmente intuibili difficoltà di attuazione del meccanismo, ad esempio, all'epoca della troika, quando la Grecia era vicina al default) e la complessità del sistema hanno reso impraticabile questa soluzione, lasciando come unica alternativa il regime attuale di non imponibilità per le transazioni B2B intracomunitarie. In tale contesto, l'IVA viene applicata solo al consumatore finale, mentre non deve essere applicata quando l'acquirente intracomunitario si identifica come soggetto business. Questa architettura, seppur formalmente ineccepibile, lascia ampi margini di manovra per le frodi.
Le frodi IVA di tipo carosello sfruttano le falle del sistema comunitario. Aziende fittizie, dette "missing trader" o "cartiere - società fantasma", acquistano beni senza IVA da fornitori intracomunitari e li rivendono applicando l'IVA, che però non viene mai versata all'erario. La merce spesso non si sposta fisicamente, ma passa solo attraverso una catena fittizia di società filtro, simulando un carosello. Alla fine, il bene giunge al consumatore finale a un prezzo artificiosamente basso, ma lo Stato perde l'IVA sui passaggi intermedi.
Le frodi carosello possono essere distinte in due categorie principali: frodi aperte e frodi chiuse. Questa distinzione è cruciale per comprendere la portata del fenomeno e le responsabilità dei diversi attori coinvolti:
Un esempio evidente si può osservare nei prezzi di alcuni prodotti venduti online, spesso inferiori a quelli dei grossisti tradizionali. Ciò è reso possibile dal mancato versamento dell'IVA, che permette di offrire prezzi insostenibili per chi opera in modo lecito. Proprio l'operazione Moby Dick da cui abbiamo preso le mosse deve far ritenere che, per quantificare in quasi 1,5 miliardi di evasione, ogni prodotto informatico in regime IVA ordinario presente sul mercato italiano deve aver subito un omesso versamento del tributo in qualche punto della filiera. Ci sarebbe da fare un ragionamento a parte sull'esatta quantificazione delle stime nell'evasione, perché spesso viene contestata a tutti i soggetti della filiera un'indebita detrazione IVA per operazioni soggettivamente inesistenti, ma in effetti l'omesso versamento del tributo è stato compiuto soltanto il missing trader. In ogni caso, prescindere dall'effettiva erosione del gettito, il problema delle frodi nel commercio all'ingrosso di prodotti a rischio rimane attuale.
La complicata difesa del contribuente in caso presunta partecipazione alla frode
Sarà compito dei singoli contribuenti coinvolti nella vicenda giudiziaria dimostrare la buona fede e la accortezza del buon imprenditore, dimostrando nei limiti ridotti del processo tributario (senza andare ad approfondire le problematiche penali che sicuramente saranno connesse alla questione) di aver attuato tutte le tutele necessarie per evitare acquisti da operatori fiscalmente insolventi. Il problema è che nessun operatore economico riesce a conoscere con esattezza tutta la filiera che ha percorso il prodotto che sta comprando, essendo praticamente impossibile andare ad indagare oltre le condizioni imprenditoriali della propria controparte commerciale. Far ricadere su tutta la filiera gli inadempimenti fiscali avvenuti tre, quattro o addirittura 5 passaggi prima appare una forzatura. La famosa teoria del “non poteva non sapere”, in capo all'imprenditore accusato di un acquisto da un missing trader (nel caso la responsabilità tributaria è di più facile dimostrazione) oppure da una società filtro (nel cui caso la posizione appare più difendibile), deve essere calibrata di volta in volta in base ai fatti in questione. Sarà questo il compito di quelle società, tra le centinaia oggetto di provvedimenti penali cautelativi (sequestri di beni e risorse finanziarie), al fine di mostrare la propria estraneità a meccanismi fraudolenti sicuramente posti in essere in qualche punto della lunga filiera dei prodotti informatici.
Il sistema attuale si basa su un equilibrio precario. La responsabilità oggettiva dei fornitori e dei clienti nella catena di approvvigionamento spesso non tiene conto della difficoltà di tracciare con precisione l'affidabilità dei soggetti intermedi. Questo crea un sistema vulnerabile, dove i controlli preventivi e la due diligence sono insufficienti.
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Giovanni Incerto
- Dottore Commercialista -Revisore Contabile, Studio Gnudi e associatiRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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