La contabilità e bilancio, nella sua accezione più ampia e variegata, rappresenta uno dei core business della professione del commercialista (sarei anzi tentato di dire “il”, ma potrei essere tacciato di parzialità visti i miei trascorsi sia accademici che professionali). Quanto tempo si dedica, negli studi dei commercialisti, alla raccolta, elaborazione e interpretazione di dati economico-finanziari (a cui aggiungerei in futuro, oggi il loro peso non è nemmeno lontanamente paragonabile ai primi, quelli relativi alla sostenibilità)? Tale “processo produttivo”, che qui intendo quale sorta di definizione alternativa della contabilità e bilancio, rappresenta (e penso di non sbagliare) una delle attività più frequenti nel main stream della professione.
Bene, credo che tale processo produttivo – già segnato fortemente dalla “rivoluzione” digitale – sarà in futuro (s)travolto per effetto dell'interazione di due fenomeni: la diffusione dei formati elaborabili e, ben più significativo e pervasivo, l'impiego dell'intelligenza artificiale. Non ho certo la sfera di cristallo, ma a mio avviso si tratta non del se bensì del quando, probabilmente più vicino di quanto si immagini, le cose cambieranno radicalmente. Questo articolo tenterà di offrire alcune brevi considerazioni sulle implicazioni, relative alla contabilità e bilancio, di tale interazione nella speranza siano utili ai commercialisti, anche solo minimamente, per dar seguito al consiglio più importante che mi sento di offrire: evitare un atteggiamento passivo, anticipando (razionalmente) la propria reazione rispetto agli scenari attesi.
Diffusione dei formati elaborabili
Andiamo per ordine, iniziamo dunque dalla diffusione dei formati elaborabili. Cerchiamo subito di evitare equivoci: la novità non sta nell'uso del digitale di per sé, ci scambiamo infatti “pezzi di carta” scritti in 0 e 1 da decenni come, solo per fare un esempio, nel caso dell'invio in allegato a un'e-mail di un documento in PDF. C'è però digitale e digitale, nel senso che ogni formato ha le sue peculiarità, punti di forza e debolezza. Bene, se vogliamo elaborare elettronicamente – applicando le enormi potenze di calcolo disponibili – documenti come, ad esempio, i bilanci (o, magari, in futuro pure i rendiconti di sostenibilità) ci serve altro: un formato digitale che possa farli trattare facilmente dai computer o, in altri termini, un linguaggio informatico che possa codificare tale tipologia di dati (anche) a tal fine. Ecco il senso dell'eXtensible Business Reporting Language o XBRL (per maggiori informazioni su tale formato si veda il sito di XBRL International, https://www.xbrl.org, ultima visita il 15/10/2024), ossia lo standard globale per la codifica in formato digitale elaborabile della comunicazione sia economico-finanziaria che, a breve, di sostenibilità.
Vogliamo qui sottolineare e concentrarci su di un particolare “effetto collaterale” dell'uso di un formato quale l'XBRL: lo sviluppo di enormi “banche dati”, intendiamo qui per tali i repository di documenti in tale linguaggio, facilmente elaborabili dai computer (solo in Italia, ad esempio, sono stati già codificati milioni di bilanci in XBRL negli ultimi anni). In pochi secondi si potrebbero effettuare analisi improponibili con metodi più tradizionali, elaborando peraltro popolazioni anche con un numero enorme di soggetti in luogo di loro campioni. Si potrebbe però obiettare che non è poi così semplice accedere a tali banche dati, che dovrebbero peraltro rappresentare uno dei valori aggiunti del passaggio a XBRL, magari per problemi di costo di accesso alle prime o di scarsa diffusione di software compatibili con il secondo: ciò è per lo più vero, purtroppo, ma crediamo che la loro risoluzione sia solo questione di tempo (e, magari, crescita della domanda del mercato).
L'uso dell'intelligenza artificiale
Arriva quindi l'intelligenza artificiale. Fenomeno anch'esso non nuovo, anzi ben anteriore a XBRL, ma che solo recentemente ha iniziato a far percepire alle masse, grazie soprattutto allo sviluppo e diffusione della potenza di calcolo dei device, le sue potenzialità e pervasività. Un'intelligenza artificiale, questa è almeno la mia personale percezione, che – quale sorta di “bacchetta magica” – ha rapidamente trasformato la fantascienza in realtà: cosa avreste detto, qualche anno fa, di qualcuno che “dialoga” con un assistente virtuale chiedendogli, ad esempio, come sarà il tempo domani? Cambiando l'ambito di sua applicazione, voglio ora riflettere su cosa possa fare tale bacchetta magica nella contabilità e bilancio.
Come ho già detto, non ho la sfera di cristallo: sono solo un cultore del digital accounting in conseguenza, come alcuni fra quelli che mi leggeranno, di una viscerale passione per l'informatica. Si potrebbero fare tanti ragionamenti, ma mi limito – anche per vincoli di spazio – a quanto segue. Vedo l'intelligenza artificiale, semplificando radicalmente il tema, come l'emulazione di una fra le migliori capacità umane ossia l'apprendere e risolvere i problemi in grado però di giovarsi, e si tratta di una delle differenze chiave, di uno sviluppo slegato rispetto ai limiti/tempi biologici (si pensi, ad esempio, con quanta rapidità vengono realizzati processori sempre più veloci e memorie sempre più capienti). Ora, e qui si chiude il circuito dell'interazione fra i due fenomeni di cui abbiamo parlato, se a tale “cervello” artificiale, sempre più capace e vorace, diamo un linguaggio per “studiare” (mi verrebbe da dire “capire”, ma credo che sarebbe ad oggi un'esagerazione) i bilanci o, meglio, milioni di bilanci cosa potrà accadere all'area che ci interessa?
Presto o tardi si arriverà a un'intelligenza artificiale che potrà stravolgere il processo produttivo e non tanto sulla raccolta ed elaborazione dei dati, già oggi pesantemente informatizzata, bensì su ciò che più conta ossia la loro interpretazione; quest'ultima potrebbe essere intesa, anche a costo di forzare il concetto, non solo con riferimento alle scelte basate sui bilanci bensì pure alle attività relative alla loro redazione. Insomma, se i computer hanno un linguaggio e banche dati per studiare i bilanci nonché un'intelligenza artificiale, dalle potenzialità in rapidissima ed enorme crescita, prima o poi saranno in grado di redigere, leggere e usare i bilanci. E allora, per quanto sarà fantascienza entrare in studio e chiedere al nostro assistente virtuale di prepararci un bilancio o analizzarne uno? D'altronde non lo facciamo già per le previsioni del tempo e, magari mi sbaglio visto che non sono un meteorologo, ma non mi sembra che sia cosa ben più facile che redigere e magari interpretare un bilancio. E se lo potremo fare noi, tornando all'esempio dell'interazione con l'intelligenza artificiale in tema di bilanci, (forse) lo potranno fare pure altri!
La sfida dell'intelligenza artificiale – con tutte le enormi problematiche etiche, giuridiche, economiche e tecniche, solo per menzionarne alcune aree, che qui non abbiamo toccato – non potrà certo essere evitata. Dobbiamo avere paura? La risposta è a mio avviso affermativa, ma si tratta di una paura da vivere in chiave positiva: comprendere il fenomeno, formarsi, fissare regole e non subire passivamente per mantenere, a mio avviso è ciò che conta, il controllo della situazione in modo che sia sempre l'essere umano a poter dire l'ultima parola e non la macchina, per quanto quest'ultima possa essere (artificialmente) intelligente. Non dimentichiamo, per converso e soprattutto, che un'intelligenza artificiale controllata e impiegata in modo corretto, anche nell'area contabilità e bilancio, potrà determinare – questo è l'auspicio con cui voglio concludere questo contributo – una svolta positiva epocale a vantaggio di noi esseri umani (e dunque, questa è la mia speranza, pure dei commercialisti).
Giuffrè Francis Lefebvre è presente al Convegno CNDCEC 2024.
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