Raddoppiate le attività d'inchiesta della Commissione europea
I dazi antidumping e antisovvenzione rappresentano lo strumento più utilizzato per tutelare il mercato europeo: a fine 2023 erano in vigore 182 misure di difesa commerciale, il 40% in più rispetto al 2018. È quanto è emerso dalla 42° relazione annuale della Commissione europea sull'utilizzo degli strumenti di difesa commerciale da parte nei confronti dei Paesi terzi.
In particolare, alla fine del 2023 nell'Unione europea erano in vigore 156 misure antidumping difensive, 25 misure antisovvenzioni e una di salvaguardia. Lo scorso anno la Commissione europea ha avviato 12 nuove inchieste, più del doppio delle indagini avviate nel 2022, che si arrestavano a 5: i dazi antidumping e antisovvenzione rimangono, pertanto, gli strumenti più utilizzati a livello unionale per la tutela del mercato interno.
Com'è noto, i dazi antidumping assolvono una funzione non propriamente fiscale, bensì sanzionatoria e di tutela del mercato, mediante un riequilibrio del prezzo del prodotto, in quanto mirano a equiparare il prezzo del bene estero, con un dazio specifico, di importo equivalente al margine di dumping praticato. Anche le misure antisovvenzione svolgono una funzione analoga, consentendo di introdurre una tariffa specifica per eliminare gli effetti degli aiuti economici forniti da un Paese estero a favore di determinate imprese. I dazi compensativi rappresentano, pertanto, misure di difesa commerciale finalizzate a neutralizzare gli effetti di un'ingiusta sovvenzione da parte di un Paese estero nei confronti di determinate imprese.
Le misure di salvaguardia che colpiscono il mercato UE
All'aumento del numero delle nuove inchieste aperte dall'Unione europea nel 2023 è seguito anche un aumento delle indagini avviate da Paesi terzi nei confronti dell'UE o dei singoli Stati membri: nel 2023 sono stati aperti 20 nuovi casi, rispetto ai 7 del 2022.
Alla fine dello scorso anno erano in vigore 176 misure di difesa commerciale contro le esportazioni dell'UE, 6 in più rispetto al 2022. Tra i Paesi che hanno adottato maggiori misure contro l'Unione europea vi sono Stati Uniti, Cina, Turchia, Brasile e Indonesia.
L'aumento delle misure di salvaguardia adottate da alcuni partner commerciali dell'Unione europea rappresenta una nuova sfida per gli esportatori unionali.
Nuove guerre dei dazi
Tra i casi di indagine avviati dall'Unione europea nel 2023 vi è l'inchiesta sui veicoli elettrici a batteria originari della Cina, per contrastare la concorrenza delle imprese sovvenzionate dal governo cinese.
I nuovi dazi compensativi provvisori, introdotti dal Reg. UE 1866/2024 e in vigore dal 5 luglio scorso, sono stati introdotti a seguito di un'inchiesta avviata, per la prima volta, d'ufficio dalla Commissione, ossia in assenza di una denuncia da parte di un'associazione di imprese europea. L'indagine, durata nove mesi, ha coinvolto diverse imprese cinesi. La misura dei dazi previsti, inizialmente in via provvisoria, per un periodo di quattro mesi, varia in relazione al livello di sussidi ricevuti dal governo cinese. Il 4 ottobre scorso, la Commissione europea ha ottenuto il supporto degli Stati membri per procedere all'adozione delle tariffe definitive.
L'adozione dei dazi sulle auto elettriche cinesi ha dato vita a una vera e propria guerra dei dazi tra la Cina e l'Unione europea. In risposta ai dazi europei, infatti, il governo cinese si è rivolto all'Organo di conciliazione del WTO (Dispute Settlement Body), chiedendo di aprire una procedura di consultazione, volta ad accertare se le misure compensative siano state adottate in conformità a quanto previsto dalla normativa internazionale. La Cina ha avviato anche nuove indagini nei confronti dei prodotti esportati dell'Unione europea, che potrebbero concludersi con l'introduzione di nuove barriere tariffarie.
In particolare, Pechino ha avviato indagini antidumping nei confronti di alcuni prodotti europei, come la carne suina e gli alcolici. Il governo cinese ha annunciato, inoltre, di aver avviato un'inchiesta sui beni lattiero-caseari di origine UE. Si tratta di un settore particolarmente importante per l'export europeo, che rappresenta circa il 9,5% delle esportazioni totali. Tra i Paesi più colpiti vi sono Francia e Irlanda, ma anche per l'Italia l'introduzione di un dazio antisovvenzione cinese avrebbe un impatto negativo, considerato che in questo settore la quota dell'export italiano si attesta intorno agli 83 milioni di euro.
Anche la Commissione europea ha reagito all'indagine cinese sui prodotti lattiero-caseari, richiedendo una procedura di consultazione presso il WTO.
Le nuove dinamiche del commercio internazionale al centro del Forum organizzato da ARcom Formazione
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