giovedì 26/09/2024 • 06:00
Entro il 31 ottobre 2024, i contribuenti possono scegliere se aderire o meno al concordato preventivo biennale. Dai dati emerge l’attendismo dei contribuenti, anche se sembra esserci qualche attenzione in più rispetto all’indifferenza suscitata dall’analogo istituto del 2003.
Col concordato preventivo biennale il Governo potrà dire di aver affrontato il problema strutturale italiano dell’evasione materiale di massa, mentre l’opposizione parlerà di ennesimo “regalo agli evasori”. E’ il solito copione mediatico su un provvedimento effimero, inidoneo rispetto alla complessità della questione generale sottostante. Esso conviene solo a chi prevede già di avere significativi aumenti di reddito, nel 2024, tra l’altro quasi del tutto trascorso, e nel 2025.
Chi dichiara redditi scarsamente credibili potrà valutare la convenienza di aderire, mettendo così in sicurezza, con un piccolo aumento del dichiarato, un’evasione molto maggiore, che continuerà a fare e non sarà più accertabile ai fini dei redditi, salvo che superi di oltre il 50% l’imponibile definito. Vista però l’allocazione delle risorse accertative dell’Agenzia delle Entrate e della guardia di finanza sui contribuenti soggetti agli ISA, cioè circa il 95% del totale, le possibilità di controllo saranno tenute presumibilmente in scarsa considerazione dagli interessati.
C’è quindi da prevedere un’adesione, e un gettito, al di sotto delle rosee aspettative. Ciò anche perché è un istituto generato dal computer privo di qualsiasi elaborazione personalizzata e contraddittorio con gli uffici periferici dell’Amministrazione Finanziaria. Se quindi dovesse emergere, come pare, un qualche maggior successo del precedente analogo esperimento del 2003, si tratterà in buona misura dell’acquisizione, tramite il concordato preventivo biennale, di parte del gettito che sarebbe comunque giunto nelle vie ordinarie. L’incremento netto potrà provenire da chi volesse acquisire la suddetta copertura contro accertamenti futuri, ma non credo saranno in molti e per importi consistenti.
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Stefano Mazzocchi
- Dottore commercialista e docente di diritto tributario, Università di CatanzaroRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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