lunedì 20/06/2022 • 11:26
Più della metà degli italiani vuole cambiare lavoro: è quanto emerge dall'indagine della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro. Pesano salari bassi e scarsa crescita professionale, ma non solo: equilibrio e benessere tra i desiderata più richiesti dai lavoratori.
redazione Memento
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Dopo la pandemia, gli italiani vogliono cambiare lavoro. È quanto emerge dall’indagine condotta dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, dal titolo “Italiani e lavoro nell’anno della transizione”, condotta in collaborazione con SWG.
Il tema sarà affrontato nel corso del Festival del Lavoro dal 23 al 25 giugno a Bologna, presso il Palazzo della Cultura e dei Congressi.
Quale trend si registra?
Secondo lo studio, più della metà dei lavoratori (55%) vuole cambiare lavoro, perché insoddisfatto dell’occupazione attuale e il 15% è alla ricerca di una nuova occupazione.
Un fenomeno trasversale, diffuso non solo tra i giovani o tra determinate categorie di lavoratori.
Quali sono le motivazioni alla base del cambiamento?
A pesare sulla decisione di voler voltare pagina l’insoddisfazione (38,7%) e la voglia di novità (35,4%), piuttosto che la necessità dovuta alla scadenza del contratto (9,8%) o alla paura di perdere il lavoro (11,8%).
Salari bassi e scarsa crescita professionale sono le motivazioni principali. Ma c’è di più: dopo l’esperienza della pandemia, la ricerca si dirige verso un maggior benessere personale.
Il 49% degli italiani indica tra i requisiti irrinunciabili della nuova occupazione un maggiore equilibrio personale, livelli minori di stress e più tempo da dedicare a sé stessi. Il benessere individuale è l’obiettivo soprattutto di under 35 e dei lavoratori fra i 35 e i 44 anni, prioritario rispetto allo stesso miglioramento economico.
Decisivo, in tal senso, lo smart working, modalità promossa a pieni voti dall’84,2% dei lavoratori “agili”. Il 50,2% dei lavoratori dipendenti preferirebbe, infatti, essere valutato sui risultati piuttosto che sull’orario di lavoro.
Tra le motivazioni, infine, soprattutto per i giovani, si aggiunge anche la scarsa meritocrazia del sistema.
Dove siamo diretti?
«Rivoluzione tecnologica e smart working – afferma Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro – stanno cambiando i modelli organizzativi e definendo un nuovo approccio verso il lavoro. Lo smart working è una modalità che ben concilia il lavoro con la vita privata, ma va ben strutturato perché diventi un’opportunità per il futuro».
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