Che si viva in un momento in cui i tradizionali modelli organizzativi siano in crisi è fatto noto.
A livello globale, l'AI ha trasformato, e sta trasformando, settori chiave, creando nuove opportunità ma anche sfide significative. Una ricerca di McKinsey dal titolo “The state of AI in 2023: Generative AI’s breakout year”, del 2023 evidenzia come circa il 55% delle organizzazioni abbia già adottato soluzioni di AI, con il 23% che attribuisce almeno il 5% dei propri utili all’innovazione digitale e all’introduzione di sistemi di intelligenza artificiale.
Impatti sui processi organizzativi aziendali
Questa sfida tecnologica però è inefficace se non transita nei processi organizzativi aziendali. Uno dei più tipici abbagli di sistema e quello di immaginare la tecnologia come la soluzione di ogni problema. La tecnologia, anche la più sofisticata, è uno strumento per la soluzione dei problemi, un facilitatore dei processi. Se questi però sono male impostati la soluzione tecnologica non sarà così efficace come auspicato.
Quindi, ancora una volta, l’architettura dell’azienda diviene essenziale per affrontare la competizione, la capacità del management e il coinvolgimento della forza lavoro pre-condizioni indifferibili. Senza voler addentrarmi in campi che non mi sono propri vorrei focalizzare l’attenzione proprio su questi ultimi aspetti, sul cambio di modelli organizzativi delle imprese che, come evidenziato, costituisce il presupposto necessario per una proficua “digitalizzazione dell’impresa” e per l’inserimento di sistemi di AI: va rapidamente ridefinito non solo il come, ma anche il dove e il quando lavoriamo.
Flessibilità del lavoro
Il lavoro davvero agile è un progetto solo per pochi imprenditori illuminati o una realtà che può davvero fare da spartiacque tra aziende proiettate allo sviluppo e quelle destinate all’involuzione? Quest’interrogativo rimbalza tra tante analisi dei vari centri studi e la sensibilità di ciascuna impresa. La pandemia, come noto, ha accelerato l’adozione del lavoro da remoto, ma la flessibilità va ben oltre il lavoro fuori dal perimetro fisico aziendale.
Oggi, i modelli organizzativi stanno sperimentando l’adozione di orari flessibili, settimane corte e workation (lavoro da qualsiasi luogo), consentendo ai dipendenti di bilanciare meglio vita privata e lavoro.
Questi modelli richiedono un ripensamento degli spazi fisici e digitali: le aziende investono in piattaforme collaborative, mentre gli uffici diventano hub di incontro, progettati per il confronto e la creatività, anziché per attività routinarie.
Queste tematiche poi diventano anche importantissime nei colloqui di lavoro. La contrazione demografica sta presentando il suo conto sociale. Pochi nuovi giovani da inserire al lavoro e tanti posti vacanti. La generazione Z è sempre meno disponibile ad approcci “esistenziali” nei confronti del lavoro. Lo scambio lavoro/retribuzione non è più l’unica leva di inserimento specialmente per figure medio alte.
Questa condizione ha portato alla diffusione di modelli di “gig economy”, dove sempre più professionisti scelgono la libera professione e il lavoro per progetti, in alternativa ai contratti tradizionali.
La flessibilità si declina quindi non solo nell’orario e nel luogo, ma anche nella struttura stessa dei rapporti di lavoro, spesso caratterizzati da reti di partnership che condividono risorse e know-how.
Diventa pertanto essenziale per un’impresa, in special modo se di ridotte dimensioni, ridefinire le leadership interne e nuovi modelli di controllo delle performance del personale. Le organizzazioni tradizionali, rigide e gerarchiche, stanno cedendo il passo a modelli più agili e orientati alla collaborazione. Questo permette di scalare le competenze necessarie per ciascun progetto, offrendo maggiore adattabilità alle esigenze del mercato. Per fare ciò occorre però una rivoluzione copernicana per le imprese facile da enunciare nelle sale convegno o negli eventi divulgativi molto più complessa da mettere a terra negli uffici, nei magazzini o nei siti produttivi.
Lavoro che c’è lavoratori che mancano. Turn over che cresce e costi formativi alle stelle. Questi sono i dati di fatto che ogni imprenditore deve considerare e che devono obbligarlo al cambiamento. Un cambiamento che deve coinvolgere tutti dalla politica alle imprese, dalle professioni al sindacato.
Nonostante le prospettive promettenti, i nuovi modelli organizzativi portano con sé sfide che potremmo definire sistemiche.
È necessario adattare le normative e garantire che le nuove modalità di lavoro siano realmente inclusive. Non più sopportabile per le persone, né utile per la società, il gender gap.
Il lavoro femminile che ancora sconta ritardi culturali nel Paese deve essere spinto oltre stantii stereotipi e anche in questo caso le imprese hanno un ruolo determinante. Allo stesso modo la Pubblica Amministrazione è chiamata a supportare la spinta economica volano per l’occupazione. Il lavoro pubblico fuori dalla macchiettistica ricerca del “posto fisso” che non attrae più i giovani deve accogliere modelli organizzativi dinamici e volti al rispetto della parità di genere. Solo il tempo dirà quale forma assumerà il nuovo mondo del lavoro, ma è chiaro che chi saprà adattarsi e innovare sarà in vantaggio. La sfida è aperta, e il futuro è a portata di mano.
Giuffrè Francis Lefebvre in partnership con Corriere della Sera presenta l’evento “IL SISTEMA IMPRESA TRA FISCO, LAVORO E INNOVAZIONE” mercoledì 20 novembre 2024, dalle 9.30 alle 13.30 presso la Triennale Milano, Salone d'onore. L’evento è trasmesso anche in diretta streaming su QuotidianoPiu e Corriere.it.
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