venerdì 08/11/2024 • 12:28
Il CNDCEC, nel Com. Stampa 8 novembre 2024, ha condiviso la simulazione dei calcoli fatti per stimare i costi necessari per ridurre l’aliquota IRPEF di due punti percentuale, partendo dagli incassi derivanti dal concordato preventivo biennale.
redazione Memento
Con gli incassi derivanti dal Concordato preventivo biennale, attualmente stimati in 1,3 miliardi, sarebbe possibile ridurre l’aliquota IRPEF di un solo punto percentuale, dal 35% al 34%. Questa operazione costerebbe circa 1,2 miliardi di euro.
Per un taglio di due punti, dal 35% al 33%, servirebbero invece circa 2,5 miliardi. In entrambi i casi, la platea dei beneficiari è ampia e pari a circa 11 milioni di contribuenti.
Queste sono le stime della Fondazione nazionale dei commercialisti del comunicato stampa dell’8 novembre 2024, che contiene tabelle dettagliate con la simulazione dei calcoli fatti.
Sono stati calcolati anche gli effetti che le due ipotesi produrrebbero sia per i lavoratori dipendenti (per i quali va considerato anche il nuovo taglio del cuneo fiscale contemplato nella legge di bilancio 2025), sia per autonomi e pensionati, ai quali, invece, il taglio del cuneo non si applica. Per i lavoratori dipendenti i risparmi, cumulando taglio del cuneo e riduzione aliquota, scatterebbero solo a partire dalle retribuzioni lorde superiori a 35.000 euro. Sotto questa cifra per alcuni gli effetti sarebbero leggermente negativi. Tutti con il segno più invece gli effetti per autonomi e pensionati, anche se con risparmi, specie per i redditi tra i 30.000 e i 35.000 euro, molto contenuti.
I commercialisti calcolano anche gli effetti del nuovo cuneo fiscale (una perdita su base annua per alcuni ma una platea più ampia) e rilanciano anche la loro proposta alternativa, ossia quella di utilizzare gli incassi del concordato preventivo per alzare a 56.000 euro il limite del secondo scaglione IRPEF. Anche questa operazione, come il taglio di un punto dell’aliquota IRPEF, costerebbe circa 1,2 miliardi.
Secondo il presidente del CNDCEC, Elbano de Nuccio, è giunto il momento di avviare un graduale processo di alleggerimento del carico fiscale anche per il ceto medio. La proposta di alzare a 56.000 euro il limite della seconda aliquota sarebbe pienamente sostenibile con gli incassi finora ottenuti dalle adesioni al concordato. L’asticella dei 56.000 euro potrebbe inoltre essere portata anche più su nel caso venisse confermata una riapertura del concordato preventivo, una scelta che la categoria ritiene utile e che potrebbe portare altri soldi nelle casse dello Stato da destinare ad una riduzione del carico fiscale.
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