sabato 09/11/2024 • 06:00
La settimana inizia lunedì con i conti trimestrali dello streaming di Spotify: il gruppo svedese alza il velo sui numeri del semestre, il giorno dopo a Baku comincia la Cop 29 sul clima e intanto l’Opec aggiorna lo stato di salute del petrolio nel mondo. Venerdì la settimana si chiude con le previsioni di Bruxelles sull’economia 2025.
Andrea Rinaldi
- GiornalistaFabio Sottocornola
- Giornalista economicoLunedì 11 novembre – Spotify e i conti della musica
Oggi è il giorno di conti per Spotify, il servizio di streaming musicale nato in Svezia. Il secondo trimestre si era chiuso con utili record a 274 milioni, aiutati da riduzione di costi e licenziamenti che hanno cancellato le perdite per 302 milioni dello stesso trimestre 2023. Basterà la cura o servirà un cambio di passo? Perché è un dato di fatto che, nella smaterializzazione della musica, il grosso dei guadagni dei cantanti lo fanno ormai i live, sempre più costosi (come dimostra la febbre per la reunion degli Oasis), ma sempre più partecipati, come dimostrano i sold out che si contano con nove mesi d’anticipo rispetto alla data del live annunciata.
Lunedì 11 novembre – La Cop29 di Baku alla prova dei disastri ambientali
Sarà una Cop29 agitata quella che andrà in scena a Baku, in Azerbaigian. La conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si protrarrà fino al 22 novembre e dovrà uscire con qualcosa di concreto e irremovibile per dare un segnale forte dei governi al Pianeta. Alla Cop28 la bozza di accordo proposta dagli Emirati Arabi ha archiviato l’eliminazione graduale dei combustibili fossili per proteggere i produttori di petrolio. Ma non c’è più tempo e spazio per i tornaconti personali: le alluvioni prima in Romagna e a Bologna e poi il ciclone a Valencia sono qui a provarlo.
Martedì 12 novembre – L’oro nero tra tagli e restrizioni
Oggi il report mensile dell’Opec fornisce l’occasione giusta per fare il punto sul petrolio, al centro di numerose fibrillazioni del comparto energia. L’associazione dei produttori, infatti, ha deciso di estendere i tagli volontari alle forniture di 2,2 milioni di barili al giorno fino alla fine di dicembre. Una mossa che punta a rialzare i prezzi del petrolio in un contesto di domanda incerta. Se da una parte è previsto un aumento di offerta nel 2025, come stimano gli analisti di Macquarie, dall’altro la domanda di diesel in Cina potrebbe costringere i Paesi arabi a sbloccare le restrizioni sull’oro nero.
Martedì 12 novembre – Un AirShow nei cieli cinesi
Si scrive AirShow China ma si legge prova muscolare. Ovviamente nei cieli cinesi, affinché il mondo stia a guardare. La grande fiera biennale che inizia oggi (fino a domenica 17) a Zhuhai nella regione meridionale del Guandong presenta droni e aerei di nuova generazione, ideati e prodotti nel Paese del Dragone rosso. Addirittura, andranno in mostra campioni di materiale lunare prelevati dalla sonda Chang-6 nel dark side del nostro satellite. In realtà, il lato neanche troppo segreto dell’evento cinese è il dispiegamento di caccia, velivoli stealth, droni militari, bombardieri e altri pezzi pregiati in dotazione all’Esercito popolare. Su tutti, il tanto atteso J-35 un jet da combattimento imbarcato sulle portaerei e figlio del vecchio FC-31. Anche se secondo alcuni osservatori, il progetto di sviluppo sarebbe ancora un po’ in ritardo.
Venerdì 15 novembre – La Commissione europea parla di economia
Lasciata alle spalle la stagnazione del 2023, quest’anno dovrebbe chiudersi con una crescita media del Pil compresa tra lo 0,8 e 1% sia nell’Unione europea sia nei 20 Paesi della moneta unica. L’inflazione è avviata a ritornare nel binario voluto dalla Banca centrale europea, cioè attorno al 2% mentre il mercato del lavoro continua a tirare, specie nelle professioni a contenuto tech. Ma questo è il passato o al limite il presente. Per oggi sono attese le previsioni di Bruxelles soprattutto sull’andamento del 2025, e qui qualcosa si complica. Come andrà il nuovo anno? In primavera la Commissione aveva elargito numeri rotondi, fino a vedere un’espansione dell’economia dell’1,6%. Oggi si capirà se era un peccato di ottimismo, un desiderio o una previsione azzeccata. Ma intanto, sul tavolo restano nodi non sciolti come l’unione bancaria che non avanza, un nuovo Patto di stabilità tutto da verificare, la frenata degli investimenti.
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