sabato 26/10/2024 • 06:00
Settimana densa di appuntamenti e che avvia a tirare le prime conclusioni del 2024. Si comincia con le trimestrali dell’auto, attesissime per i numeri, che dovranno certificare - si spera - un’inversione di rotta del settore, ormai deragliato sulla transizione all’elettrico. Toccherà poi ai francesi votare la manovra lacrime e sangue di bilancio mentre Ubs darà il via alle danze delle banche, che stanno facendo i conti con i tassi calanti.
Fabio Sottocornola
- Giornalista economicoAndrea Rinaldi
- GiornalistaLunedì 28 ottobre – Da Ford a Stellantis, una settimana di trimestrali dell’auto
Dalla Ford di oggi alla Mercedes domani, proseguendo poi con Volkswagen e Stellanti, rispettivamente mercoledì e giovedì, i colossi occidentali dell’automobile fanno (e presentano) i conti del terzo trimestre di un annus horribilis. Tanto per rimanere in Europa, dei marchi tedeschi il primo ha già lanciato un profit warning sul 2024 mentre il gruppo di Wolfsburg è pronto a chiudere il primo stabilimento della sua storia. Quanto a Stellantis, chiuderà in Arizona un impianto di prova per le nuove auto in cui lavorano 69 persone. Certo, non si tratta di una fabbrica intera ma la mossa del ceo Carlos Tavares non aiuterà i già tesi rapporto con il sindacato a Stelle e strisce. Ma è annus horribilis per l’intero comparto a causa dell’entrate sulla scena dei carmaker cinesi che stanno sfornando auto elettriche a prezzi che è difficile battere. E allora, occhio dai oggi ai bilanci del trimestre, ma più che al fatturato (le vendite sono in un calo generale) ai margini operativi e alla cassa (generata o bruciata?). Magari dai conti spunta qualche segnale positivo.
Martedì 29 ottobre – L’Assemblea nazionale francese vota la Manovra
Una manovra senza precedenti: tagli per 41,3 miliardi tra scuola, sport e spesa sociale. Nuove tasse per 19,3 miliardi con una patrimoniale che per tre anni colpirà 65 mila famiglie con redditi oltre i 250 mila euro. E poi tasse sui biglietti aerei o rincari all’elettricità e una imposta del 20% alle aziende che fatturano più di un miliardo. Ma non basta. La stretta finanziaria sui cieli di Francia potrebbe portare a pesanti dismissioni (o privatizzazioni?) delle quote di aziende quotate in Borsa e oggi in mano al governo. Un tesoro stimato 150 miliardi di euro che sempre più esponenti politici al fianco del presidente Emmanuel Macron vuole alienare. I nodi arrivano al pettine da oggi con il Parlamento chiamato a pronunciarsi sulla stretta voluta dal premier Michel Barnier. E l’opinione pubblica? Largo è il favore (85%) sulle tasse ai ricchi mentre quello che tocca le tasche comuni è inviso a otto francesi su dieci. Grande è la preoccupazione (83%) sul potere d’acquisto e, nel complesso, la manovra non convince: il 57% dei francesi pensa che danneggerà l’economia. E venerdì il nuovo esecutivo francese presenterà il saldo di bilancio, cioè un primo test al ripianamento dei conti.
Mercoledì 30 ottobre - Ubs alla prova dei conti
Ha salvato il Credit Suisse, e forse anche l’onore della Confederazione fondata sulle banche. E almeno per l’anno 2023 si è portato a casa l’assegno più pesante tra quelli staccati dai banchieri europei. L’anno scorso la remunerazione di Sergio Ermotti, ceo di Ubs (più Cs) è arrivata a quota 14,7 milioni di euro di cui 12,3 milioni come parte variabile legata ai risultati. Che ci sono stati e continuano, almeno fino al secondo trimestre quando la banca di Zurigo ha registrato utili netti per 1,5 miliardi di euro (meglio delle attese), avviato un piano di riacquisto delle azioni proprie arrivato a 467 milioni di euro (un miliardo l’obiettivo dell’anno) con un bel passo sul fronte del saving: entro dicembre Ubs potrebbe centrare il target del 55% dei risparmi (totale 26 miliardi) che si prefigge per il 2026. Tutti numeri da verificare con i risultati, attesi per oggi, del terzo quarter. Ermotti va veloce mentre si moltiplicano le voci sulla sua uscita di scena: il Financial Times nei mesi scorsi ha lanciato un toto nomine. Ma lo stesso banchiere ha buttato acqua sul fuoco: resterà, dice, fino alla fine del 2026.
Mercoledì 30 ottobre - Prodotto interno lordo Italia
Oggi l’Istat diffonde la stima preliminare del Pil del terzo trimestre. Ci eravamo lasciati nel secondo trimestre con una salita dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,9% nei confronti del secondo trimestre del 2023. L’Istituto di statistica prevede una crescita acquisita per il 2024 pari allo 0,6%. Bankitalia invece si era dimostrata lievemente più ottimista: +0,8% con il calo dei tassi e le misure espansive del governo che potevano spingere per gli anni 2025-2026 a un + 2,2% cumulato rispetto al +2% previsto in giugno. A corroborare (o meno) il dato saranno anche le trimestrali in arrivo.
Venerdì 1° novembre - Il bilancio transalpino
Dopo la presentazione della bozza di bilancio di governo il 10 ottobre, oggi il nuovo esecutivo francese presenterà il saldo di bilancio, cioè la differenza tra entrate uscite: un primo test per capire quante lacrime e quanto sangue dovranno versare i francesi per ripianare i disastrati conti pubblici. L’obiettivo del governo Barnier è di tagliare 60 miliardi di euro solo nel 2025, ovvero il 2%del Pil, una cifra senza precedenti. Lo Stato sarà il più colpito con oltre 20 miliardi di euro di tagli alla spesa. Non stupisce dunque la decisione di andare a tassare le 400 aziende più ricche del Paese. La situazione è talmente complicata e urgente che Barnier potrebbe adottare il testo senza votazione sfruttando la frammentazione dell’arco politico.
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