Lunedì 8 – I giorni del Def
L’ultimo giorno utile, secondo le indicazioni del governo, sarà mercoledì 10. In realtà, il Documento di economia e finanza potrebbe essere licenziato dal Consiglio dei ministri anche oggi o domani. Come ha detto il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, in audizione alla Camera: ”Credo che lo approveremo entro i primi dieci giorni del mese. In base alle istruzioni della Commissione Ue avrà probabilmente una conformazione leggermente diversa rispetto al passato, e sicuramente più leggera”.
Mercoledì 10 – L’inflazione e i tassi negli Usa…
“Azzeccare il momento giusto è molto impegnativo”. E poiché, subito dopo, Jerome Powell ha fatto capire di vedere più rischi in un taglio dei tassi affrettato rispetto a un intervento in ritardo, l’effetto sui mercati è stato un crollo delle speranze che la Federal Reserve possa effettivamente procedere a giugno con il primo dei tre ribassi preannunciati per quest’anno. Anche perché, prima del presidente, ad alimentare i dubbi erano stati molti altri membri del board. Tra loro, la numero uno della Fed di San Francisco. Mary Daly aveva riconosciuto come tre tagli quest'anno siano un'aspettativa “ragionevole”. Aveva anche ribadito che la banca centrale Usa è pronta a procedere. In teoria. In pratica, se l'inflazione rimanesse “vischiosa” (questo il termine usato) la questione cambierebbe. Daly prima ha fatto notare che “i prezzi stanno scendendo, ma in modo lento e irregolare, mentre il mercato del lavoro e la crescita sono ancora forti”. Dopodiché ha tirato l’ovvia conclusione: “Non c'è davvero alcuna urgenza di aggiustare i tassi”. La frase ha evidentemente fatto suonare più di un allarme. Almeno sul fronte inflazione il quadro si chiarirà un po’ oggi, con la comunicazione ufficiale dell’indice di marzo.
Giovedì 11 – … e in Europa
In Europa sul piano inflazione la situazione è diversa: anche in marzo l’andamento dei prezzi prosegue nel suo trend al ribasso, con la discesa al 2,4% dal 2,6% di febbraio (dati appena comunicati da Eurostat). La stessa Banca centrale europea ha in parallelo certificato che, sui dodici mesi, sono diminuite anche le aspettative di aumento: dal 3,3% di gennaio al 3,1% di febbraio. Qui, sulle attese, l’Unione è ancora lontana dal 2% che è l’obiettivo dell’Eurotower, d’accordo, ma è lontana anche dallo stato di salute complessivo dell’economia americana: loro corrono, noi dobbiamo fare i conti con la recessione della Germania e, quando va bene, arranchiamo. Ciò nonostante, la Bce pare ferma sulla decisione di muoversi in sintonia con la Fed. Di sicuro non sarà la riunione di oggi a portare l’invocato taglio dei tassi Ue. E forse, a questo punto, neppure quella (che in tanti danno ancora per buona) di giugno.
Venerdì 12 – L’industria italiana “convalescente”
Ieri l’Istat ha comunicato i dati sulla produzione industriale di febbraio, oggi arriveranno i numeri sul fatturato in gennaio. Il quadro resta difficile da decifrare, soprattutto per le incognite legate ai contraccolpi della recessione tedesca sul nostro sistema manifatturiero, ma è Confindustria la prima ad attendersi segnali positivi. L’ultima indagine rapida del Centro studi di Viale dell’Astronomia “rafforza - si legge nel report - l’attesa di una stabilizzazione della produzione”, anche se “prosegue il decumulo di scorte e cala di nuovo la fiducia delle imprese manifatturiere, su livelli bassi”. Significativo il titolo dell’analisi: “Industria convalescente”.
Venerdì 12 – I tentativi dell’Ecofin
Dal comunicato stampa che conferma la data (oggi) dell’Ecofin: “Il Consiglio cercherà di approvare conclusioni sull'attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza”. Ok, mancano ormai solo due mesi al voto europeo e tutto, anche a Bruxelles, si gioca sempre più in ottica elettorale. Ma quel “cercherà” ha il sapore di una resa ufficiale.