venerdì 19/01/2024 • 12:32
La CGUE, con la sentenza C 218/22 del 18 gennaio 2024, analizza il caso di un lavoratore pubblico che si era visto negare l’indennità risarcitoria per il mancato godimento di ferie maturate ma non godute, ritenendo la normativa in questione illegittima.
redazione Memento
La CGUE, con la sentenza C 218/22 del 18 gennaio 2024, analizza il caso di un lavoratore pubblico che si era visto negare l’indennità risarcitoria per il mancato godimento di ferie maturate ma non godute. Il mancato godimento delle ferie era dovuto alle dimissioni volontarie del dipendente per accedere alla pensione anticipata.
Il datore di lavoro ha contestato tale domanda, rilevando la vigenza di un generale divieto di monetizzazione di ferie non godute.
Secondo il giudice del rinvio, al dipendente non potrebbe essere versata l'indennità finanziaria che egli reclama per i giorni di ferie annuali retribuite non goduti alla data della cessazione del rapporto di lavoro, per il motivo che ha volontariamente posto fine a detto rapporto.
La decisione della CGUE
Secondo la Corte di Giustizia, un lavoratore, che non sia stato in condizione di usufruire di tutte le ferie annuali retribuite prima della cessazione del suo rapporto di lavoro, ha diritto a un'indennità finanziaria per ferie annuali retribuite non godute. A tal fine è privo di rilevanza il motivo per cui il rapporto di lavoro è cessato. Pertanto, la circostanza che un lavoratore ponga fine, di sua iniziativa, al proprio rapporto di lavoro, non ha nessuna incidenza sul suo diritto a percepire, se del caso, un'indennità finanziaria per le ferie annuali retribuite di cui non ha potuto usufruire prima della cessazione del rapporto di lavoro
Nel caso di specie, dalla decisione di rinvio risulta, da un lato, che il lavoratore ha maturato giorni di ferie annuali retribuite in diversi periodi di riferimento che sembrano essersi cumulati, una parte dei quali, non era ancora stata goduta quando il rapporto di lavoro è cessato. Dall'altro lato, risulta che tale lavoratore non ha diritto all'indennità finanziaria relativa all'insieme di tali giorni di ferie non goduti per il solo motivo che ha posto volontariamente fine al rapporto di lavoro con il pensionamento anticipato, circostanza che avrebbe potuto prevedere in anticipo.
Il datore di lavoro deve, in considerazione del carattere imperativo del diritto alle ferie annuali retribuite, assicurarsi concretamente e in piena trasparenza che il lavoratore sia effettivamente in condizione di fruire delle ferie annuali retribuite, invitandolo, se necessario formalmente, a farlo, e nel contempo informandolo, in modo accurato e in tempo utile a garantire che tali ferie siano ancora idonee ad apportare all'interessato il riposo e la distensione cui esse sono volte a contribuire, del fatto che, se egli non ne fruisce, tali ferie andranno perse al termine del periodo di riferimento o di un periodo di riporto autorizzato, o non potranno più essere sostituite da un'indennità finanziaria.
Ne consegue che, qualora il datore di lavoro non sia in grado di dimostrare di aver esercitato tutta la diligenza necessaria affinché il lavoratore sia effettivamente in condizione di fruire delle ferie annuali retribuite alle quali aveva diritto, si deve ritenere che l'estinzione del diritto a tali ferie alla fine del periodo di riferimento o del periodo di riporto autorizzato e, in caso di cessazione del rapporto di lavoro, il correlato mancato versamento di un'indennità finanziaria per le ferie annuali.
Tanto premesso, la CGUE conferma che la normativa nazionale che vieti di versare al lavoratore un'indennità finanziaria per i giorni di ferie annuali retribuite non goduti qualora tale lavoratore ponga fine volontariamente al suo rapporto di lavoro non è legittima, a prescindere da considerazioni puramente economiche, quali il contenimento della spesa pubblica.
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