lunedì 08/01/2024 • 06:00
La dequalificazione professionale è il primo segnale della decisione aziendale di non investire più sul dirigente. La giurisprudenza è spesso intervenuta in favore della figura del dirigente, a tutela del suo patrimonio di conoscenze e delle pregresse esperienze professionali.
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Il nuovo testo dell'art. 2103 c.c., che prevede il diritto del lavoratore a svolgere le mansioni per cui è stato assunto, quelle superiori poi acquisite, o quelle “riconducibili allo stesso livello e categoria legale di inquadramento delle ultime effettivamente svolte”, sembrava penalizzare i dirigenti. Nella stessa categoria, infatti, rientrano dirigenti di grado apicale, medio o basso, ma i livelli che li separano non sono formalizzati in nessun CCNL.
È l'assetto dell'azienda, e la distribuzione di poteri e attribuzioni, a determinarli.
Ha provveduto la giurisprudenza, tuttavia, a colmare questa contraddizione. Sia mostrando grande attenzione per la natura apicale dell'incarico, sia presidiando i connotati di “professionalità, autonomia e potere decisionale” che devono sempre contraddistinguere la figura del dirigente. La sua concreta retrocessione ad un rango inferiore, infatti, non solo lede una professionalità più pregiata, ma è spesso la fase intermedia di un disegno finalizzato al licenziamento.
Il caso di specie
Se un dirigente, specie se “di lungo corso” o addirittura apicale, non ha mai vissuto sulla propria pelle l'esperienza di essere adibito ad “una nuova funzione ch...
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