venerdì 24/11/2023 • 17:30
In occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, QuotidianoPiù dedica un intervento sull’importanza di ricollocare le donne vittime di violenza e dar loro opportunità lavorative e indipendenza economica. Il lavoro femminile come argine contro la violenza.
La donna è stata per troppo tempo vittima di vessazioni che ne hanno marginalizzato la posizione nel mondo del lavoro. Molti sono gli interventi normativi, nazionali ed internazionali, che sono stati messi in campo: dall'Agenda 2030 al Codice delle Pari opportunità, dalle direttive UE sulla trasparenza salariale fino al DDL, approvato definitivamente dal Parlamento, per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica. La situazione, tuttavia, stenta ancora migliorare.
Nel segno di quella cultura fordista che misurava il talento delle persone alla luce della loro utilità fisica su catene produttive “pesanti”, la donna, per essere fisicamente più debole dell'uomo, è stata, per lungo – ed anzi, troppo – tempo, vittima di vessazioni psicologiche e fisiche, che ne hanno marginalizzato la posizione nel mondo del lavoro.
La situazione attuale
A sradicare il fenomeno, è intervenuta nel tempo una stratificata serie di norme.
Le più note sono lo Statuto dei lavoratori, la legge n. 300 del 1970, la legge n. 903 del 1977 sino al Testo Unico sulla Maternità e Paternità, d.lgs. n. 151 del 2001 e il Codice delle Pari opportunità, d.lgs. n. 198 del 2006, modificato nel 2021.
Anche l'Onu, con la Missione n. 5 dell'Agenda 2030, ha promosso la parità di opportunità tra donne e uomini nello sviluppo economico, l'eliminazione di tutte le forme di violenza nei confronti delle donne e l'uguaglianza di diritti a tutti i livelli di partecipazione.
Ebbene. La situazione, nonostante alcuni importanti progressi, stenta ancora migliorare.
Ad oggi: il tasso di occupazione femminile è ancora minore di 20 punti percentuali di quello maschile; il reddito delle lavoratrici resta in media inferiore del 5% di quello dei lavoratori ma, nel settore privato, tale differenza impenna al 24%; nel 2012 era soltanto ancora l'11,6% delle donne a partecipare ai consigli di amministrazione, seppur la legge n. 120 del 2011, c.d. Golfo- Mosca, ha generato negli anni successivi importanti miglioramenti; la violenza di genere resta un male incurabile: in alcune regioni italiane, essa è ritenuta accettabile da circa il 50% degli uomini.
Le misure della Manovra 2024
Quali azioni di contrasto sono state messe in campo nell'emananda legge di bilancio 2024? È, dunque, l'interrogativo che deve provocarci.
La risposta è: almeno tre con l'obiettivo di colmare il gap occupazionale.
Ad esso rispondono, infatti, la decontribuzione, rispettivamente di uno e tre anni, in favore delle imprese che assumono lavoratrici con due figli di cui almeno uno con un'età non superiore a 10 anni e quelle con tre o più figli, di cui l'ultimo di età inferiore ai 18. Ma anche la super-deduzione del 130% per l'assunzione di lavoratrici madri nel 2024 e l'incremento del bonus per gli asili nido, uno strumento che agevola il work life balance, in favore dei nuclei familiari con Isee fino a 40 mila euro con un figlio di età inferiori ai 10 anni.
Misure contro la violenza domestica e di genere
Contro la violenza domestica e di genere, sono invece intervenute, prima della manovra:
Misure per la parità salariale
Sull'altro versante, a combattere le sfide del gender salary gap e della carriera femminile è soprattutto l'Europa attraverso due recenti direttive: l'una – la n. 970 del 2023 - sulla trasparenza salariale e l'altra – la n. 2381 del 2022 - sull'equilibrio di genere nelle società quotate, nota come women on boards.
L'intervento dei Consulenti del Lavoro
In occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro e la Fondazione Doppia Difesa Onlus hanno siglato un Protocollo d'Intesa con l'obiettivo di informare, individuare, formare, collocare e/o ricollocare le donne vittime di violenza per dare loro opportunità lavorative.
Conclusioni
In definitiva, il mantra resta uno: non restare fermi. E continuare a “rischiare” per ribaltare il paradigma della discriminatoria cultura maschilista.
“Provare è rischiare di fallire. Chi non rischia nulla ha perso la sua libertà perché ha rinunciato a rischiare. E quindi a vivere.” Non sono parole nostre ma del premio Nobel Rudyard Kipling. Lo scrittore del Libro della Giungla.
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Paolo Patrizio
- Avvocato - Professore - Università internazionale della Pace delle Nazioni UniteRimani aggiornato sulle ultime notizie di fisco, lavoro, contabilità, impresa, finanziamenti, professioni e innovazione
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