venerdì 24/11/2023 • 11:41
Il CNDCEC, con il comunicato stampa del 24 novembre 2023, ha commentato il documento di ricerca elaborato con FNC dal quale è emerso che un commercialista che esercita la professione in forma aggregata dichiara redditi professionali molto più alti di chi esercita in forma individuale.
redazione Memento
Con il comunicato stampa del 24 novembre 2023, il CNDCEC ha commentato il documento di ricerca “L'effetto moltiplicatore delle aggregazioni professionali dei Commercialisti", elaborato con FNC, dal quale è emerso che un commercialista che esercita la professione in forma aggregata dichiara un reddito professionale netto 2,4 volte più grande di un commercialista che esercita in studi individuali. Ciononostante, i commercialisti che si aggregano sono solo 1 ogni 5, il 20% del totale.
Elaborando i dati delle due casse di previdenza della categoria (quella dei dottori commercialisti e quella dei ragionieri) per il 2022, il citato documento di ricerca calcola il reddito medio dei commercialisti che esercitano in forma aggregata pari a 127.814 euro contro un reddito medio di chi esercita in forma individuale pari a 53.044 euro e un reddito medio totale di 68.073 euro. Secondo le stime della Fondazione nazionale, gli studi aggregati, vale a dire studi associati e STP, sono però poco più di 7.000 contro oltre 62.000 tra studi individuali e condivisi.
Il documento presenta anche un'analisi del moltiplicatore del reddito medio di chi esercita in forma aggregata rispetto a quello individuale e del tasso di aggregazione per classi di età, genere e territorio con dati fino al livello di singolo ordine territoriale. In generale ci sono più aggregazioni al Nord-est, tra gli uomini e tra gli over 60; i guadagni sono più alti al Nord-Ovest e risultano molto indietro al Sud e per gli under 40.
Secondo Elbano De Nuccio, le aggregazioni rappresentano senza alcun dubbio un valore aggiunto per la professione e una strada da seguire con più convinzione in futuro. È, dunque, importante la rimozione degli ostacoli all’aggregazione, specie quelli di natura normativa, a partire dalle limitazioni di carattere fiscale, su cui, in realtà, è già intervenuta in parte la legge delega per la riforma fiscale con l’estensione del principio di neutralità alle operazioni di aggregazione e riorganizzazione degli studi professionali in società tra professionisti. Esistono, però, altri fattori che ostacolano questo processo, come il passaggio dal regime di determinazione del reddito imponibile per cassa a quello di competenza che caratterizza la trasformazione da studio individuale o associato a società tra professionisti costituita nelle forme delle società di capitali, oppure le limitazioni imposte al regime forfetario che lo rendono incompatibile con lo studio associato o la società tra professionisti. Inoltre, sono note le limitazioni alla diffusione del modello STP dovute a una normativa poco chiara, con riferimento, a titolo d’esempio, alla governance o alla partecipazione dei soci alla compagine societaria.
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