mercoledì 04/10/2023 • 06:00
L'Associazione Nazionale dei Commercialisti: “È inconcepibile chiedere, a mezzo delle lettere di compliance che stanno pervenendo ai contribuenti forfetari in questi giorni, di adempiere ad un obbligo da cui una legge in vigore li dispensa”.
redazione Memento
La recente proroga al 30 novembre 2024 delle comunicazioni richieste ai contribuenti in regime forfetario, nel quadro RS del modello Redditi PF 2022, a detta dell'ANC, non sana in alcun modo la “stortura” che tale obbligo rappresenta.
Il Presidente Marco Cuchel, come già fatto in passato, è tornano a ribadire come sia “inconcepibile chiedere, a mezzo delle lettere di compliance che stanno pervenendo ai contribuenti forfetari in questi giorni, di adempiere ad un obbligo da cui una legge in vigore li dispensa”. “L'art 6 bis della L. 58 del 28 giugno 2019 – spiega Cuchel - prevede esplicitamente per i contribuenti forfetari che i dati del quadro RS siano indicati escludendo quelli di cui l'Amministrazione è già in possesso. Ora, se si è in un regime fiscale per il quale siamo obbligati alla registrazione delle fatture, i dati sono già acquisti, se invece si è nel regime di vantaggio, proprio in virtù della semplificazione di cui ci si avvale, la registrazione non è prevista. Ci chiediamo se il dato sia richiesto ai forfetari per poter applicare anche nei loro confronti il concordato preventivo biennale, la qual cosa ci renderebbe oltremodo perplessi”. Da qui la richiesta, avanzata dall'Associazione, di annullare le comunicazioni inviate in questi giorni.
Ma non è questa l'unica questione sollevata dal Presidente Cuchel: “si aggiunge oggi la notizia degli avvisi a pioggia (a partire dall'anno d'imposta 2018) di irrogazioni di sanzioni che stanno pervenendo ai contribuenti a seguito di indebite compensazioni sui modelli F24, da parte di coloro che avevano con l'erario debiti scaduti oltre il limite previsto.
La cosa crea enormi problemi e preoccupazioni soprattutto a coloro che hanno aderito alla rottamazione dei ruoli e che solo ora si vedono applicare una sanzione del 50%, a detrimento del vantaggio ottenuto con la rottamazione stessa. Anche in questo caso, per anni, nessuna richiesta è pervenuta ai contribuenti, al di là della verifica di legittimità di tali compensazioni, ed ora improvvisamente ci troviamo davanti ad un invio massivo di tali contestazioni”.
Considerazioni che portano a una serie di dubbi sollevati da Cuchel: “Ci domandiamo: qual è il motivo di tutto ciò? Davvero c'è una tale necessità di reperire risorse, per cui si arrivi a fare cassa con la richiesta di sanzioni per errori formali? Non doveva essere la priorità del Paese stanare la vera evasione? La speranza di un vero cambio di passo nel settore fiscale e tributario ancora è molto alta, ma certe operazioni ci lasciano perplessi”.
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