mercoledì 06/09/2023 • 06:00
Il desiderio di cambiare lavoro va di pari passo con la crescita di occupazione: i lavoratori italiani si muovono molto più di prima tra un'occupazione e l'altra e aumenta il fenomeno delle dimissioni volontarie. I dati emergono da un'indagine condotta dai Consulenti del Lavoro.
redazione Memento
Le dimissioni volontarie hanno caratterizzato il mercato interno del lavoro del 2022: 1.255.000 lavoratori a tempo indeterminato hanno lasciato il proprio impiego (+9,7% rispetto al 2021, +24% rispetto al 2019). Se si considerano, poi, i lavoratori a termine e stagionali, il numero arriva a 2.156.000 (+13,3% rispetto al 2021, +27,8% rispetto al 2019). Solo al rientro dalle ferie, a settembre 2022, sono stati 121.756 gli occupati a tempo indeterminato che si sono dimessi (circa il 10% del totale delle dimissioni avvenute durante l'anno).
I dati sono stati raccolti e diffusi dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro nell'indagine “Ritorno al lavoro: per 3 milioni parte la ricerca di una nuova occupazione”, pubblicata lo scorso 5 settembre. Secondo i professionisti la tendenza è dovuta alla crescita dell'occupazione che ha per effetto la voglia di cambiare lavoro. Spinti dalle nuove opportunità che offre il mercato, dalla concorrenzialità crescente delle imprese nel trattenere i giovani o nel reclutare le professionalità introvabili, ma anche desiderosi di un cambiamento che porti ad una maggiore soddisfazione professionale o ad un migliore equilibrio vita-lavoro, i lavoratori italiani si muovono molto più di prima tra un'occupazione e l'altra.
I più inclini a cambiare lavoro sono stati i giovani: lo ha fatto il 13% di loro, mentre il 15% è attivamente alla ricerca di una nuova occupazione. Il motivo principale del fenomeno è l'insoddisfazione per la situazione professionale precedente (il 41% di chi ha cambiato lavoro negli ultimi due anni - o si accinge a farlo - dichiara che a guidarlo verso questa scelta è stato soprattutto lo scontento per l'attuale condizione. Nel nuovo lavoro si cerca in primis, un miglioramento retributivo (39%), che non significa meri aumenti salariali ma anche diverse e migliori forme di welfare e benefits. Poi, un migliore equilibrio lavoro-vita privata (30%), il desiderio di riscoprire motivazioni e nuovi stimoli(21%), un migliore clima aziendale (20%) e prospettive di crescita e carriera (20%).
Secondo le stime dei Consulenti del Lavoro, l'accentuata mobilità interna al mercato e il fenomeno delle dimissioni volontarie, in aumento negli ultimi 4 anni, vedranno da questo mese oltre 3 milioni di occupati alla ricerca di un nuovo impiego.
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