venerdì 14/07/2023 • 14:30
Con un documento del 13 luglio 2023, i Consulenti del Lavoro esprimono le loro perplessità verso lo strumento del salario minimo quale risposta alle basse retribuzioni: la contrattazione collettiva potrebbe essere la soluzione.
redazione Memento
Il salario minimo non è la soluzione alle basse retribuzioni e allo sfruttamento, meglio puntare sulla contrattazione collettiva. È quanto emerge dal Documento “Salario minimo in Italia: elementi per una valutazione” elaborato dalla Fondazioni Studi Consulenti del Lavoro sulla base di dati INPS e CNEL.
Il contenuto dell'analisi
Dopo aver chiarito come la Direttiva UE 2022/2041 non prescriva ai Paesi membri l'introduzione di un salario minimo per legge, ma privilegi anzi il criterio della contrattazione collettiva, l'analisi ha preso in rassegna 63 contratti collettivi, selezionati tra i più rappresentativi, individuando per ciascuno il minimo retributivo previsto per il livello di inquadramento più basso comprensivo dei ratei di mensilità aggiuntiva (13a mensilità ed eventuale 14a) nonché la quota di TFR, che costituisce una retribuzione differita. Il risultato è che oltre la metà dei CCNL analizzati è superiore alla soglia dei € 9: 39 sono al di sopra, 22 al di sotto. Di questi ultimi, 18 sono compresi tra gli € 8 e gli 8,9, mentre i restanti 4 sono tra i € 7 e i € 7,9 . Il CCNL Vigilanza Privata è addirittura inferiore. A fronte di una comprovata esigenza di adeguamento delle retribuzioni, dal Documento emerge come l'introduzione di un salario minimo legale, anziché rappresentare la soluzione, comporterebbe alcune controindicazioni, comportando sia notevoli problematiche in merito all'effettività del contratto collettivo valutato nella sua completezza sia un aumento del costo del lavoro conseguente agli effetti che si potrebbero palesare relativamente all'adeguamento dei livelli di inquadramento dei dipendenti che già sono sopra la soglia dei € 9 lordi (effetto trascinamento verso l'alto delle retribuzioni di base).
Il parere dei Consulenti del Lavoro
Secondo i Consulenti, la problematica del salario minimo non può porsi solamente nella valutazione dell'elemento retributivo base, ma deve estendersi all'analisi di tutti gli istituti normativamente previsti dal contratto collettivo (malattia, maternità, infortunio etc.), che rappresentano forme di tutela per i lavoratori e per la loro dignità. In effetti, l'intervento autoritativo del legislatore che imponesse un concetto di salario minimo priverebbe la contrattazione collettiva del ruolo di interprete e garante delle esigenze dei lavoratori rispetto ai diversi settori di appartenenza, ai fini della individuazione sia della giusta retribuzione sia delle giuste tutele in riferimento a tutti gli altri istituti contrattuali. Ne deriva che una proposta di legge (limitata alla individuazione del dato retributivo minimo) risulterebbe essere troppo semplicistica e limitativa rispetto all'effettiva tutela del trattamento globale, economico e normativo dei lavoratori. Infatti, solo le parti sociali possono sviluppare in modo completo le azioni più coerenti sia per la “fissazione” del salario in ogni sua forma sia per l'individuazione di ogni altra previsione (contrattuale) utile a garantire la difesa della dignità dei lavoratori.
Fonte: Documento CdL “Salario minimo in Italia: elementi per una valutazione” 13 luglio 2023
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