lunedì 03/07/2023 • 06:00
Il licenziamento per superamento del comporto di un disabile rappresenta una discriminazione indiretta. Ciò in quanto il lavoratore disabile è costretto ad un numero di assenze superiore rispetto al lavoratore che limita le proprie assenze a casi di contingenti patologie che hanno durata breve. A stabilirlo è il Tribunale di Milano con la sentenza del 6 aprile 2023.
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Una lavoratrice, dichiarata invalida ai sensi dell'art. 3, c. 1, Legge 104/92 con riduzione permanente della sua capacità lavorativa, veniva licenziata per superamento del periodo di comporto.
La stessa impugnava giudizialmente il licenziamento, eccependo che era qualificabile alla stregua di discriminazione indiretta per la sua condizione di inabilità e contestando, in considerazione delle assenze casualmente correlate alla sua infermità, di aver superato il periodo di comporto.
La decisione del Tribunale di Milano
Il Tribunale di Milano investito della causa, innanzitutto, ha ricostruito il quadro normativo e giurisprudenziale di riferimento, prendendo le mosse dalla Direttiva 2000/78/CE, recante un “quadro generale per la parità del trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro”, ai sensi della quale:
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Il licenziamento intimato durante il periodo di comporto è nullo e comporta la reintegra del lavoratore a prescindere dal numero dei dipendenti occupati dal datore di lavoro.
Simone Chiavolini
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