mercoledì 03/05/2023 • 06:00
Il 2023, in considerazione della prorogata scadenza al 30 settembre del termine per aderire al ravvedimento speciale, si presenta particolarmente critico posto che le lettere di compliance potrebbero essere utilizzate dall’Agenzia delle entrate per semplificare e stimolare il ricorso a tale sanatoria ed evitarne ulteriori proroghe.
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Le c.d. lettere di compliance sono state istituite dall'art. 1, commi da 634 a 636, della L. 190/2014 e vengono utilizzate dall'Agenzia delle entrate per comunicare ai contribuenti gli errori da questa rilevati nell'ambito di una serie di controlli prima che tali attività sfocino in un atto di contestazione della violazione riscontrata. In questo modo il contribuente è messo in condizione di correggere spontaneamente le violazioni comunicate beneficiando degli sconti sulle sanzioni previsti dal ravvedimento operoso.
Il comma 636 della norma citata prevede che con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate siano individuate le modalità con cui gli elementi e le informazioni di cui ai precedenti commi 634 e 635, in sostanza gli errori rilevati con l'analisi delle informazioni in possesso dell'Agenzia, sono messi a disposizione del contribuente. lo stesso comma 636 stabilisce anche che ciascuno di questi provvedimenti debba indicare: “ ... le fonti informative, la tipologia di informazioni da fornire al contribuente e le modalità di comunicazione tra quest'ultimo e l'amministrazione, assicurate anche a distanza mediante l'utilizzo delle nuove tecnologie, i livelli di assistenza e i rimedi per la rimozione delle eventuali omissioni e per la correzione degli eventuali errori commessi”.
Lettere di compliance: tipologie di errori
I suddetti provvedimenti, emanati a partire dal 25 maggio 2015, hanno riguardato moltissime tipologie di errori. Si va da quelli nella compilazione del Quadro RW, ai casi di mancata dichiarazione di parte dei redditi da fabbricati per arrivare, recentemente, alla comunicazione dell'eventuale omessa presentazione della dichiarazione dei redditi da parte dei contribuenti che hanno percepito più di un reddito da lavoro dipendente, (che vengono invitati a presentare la c.d. dichiarazione tardiva entro i 90 giorni dal termine ordinario), o anche alla contestazione di errori commessi nella compilazione della dichiarazione IVA (es. mancata indicazione nel quadro VJ delle fatture relative agli acquisti in reverse charge). Le lettere di compliance sono pertanto una sorta di pungolo che l'Agenzia delle entrate utilizza per stimolare l'uso del ravvedimento operoso da parte dei contribuenti. Sotto questo profilo si può dunque affermare che attualmente i contribuenti ricorrano al ravvedimento operoso in due casi distinti:
Sì perché, come stabilito dal citato comma 636 e ribadito nel testo dei vari provvedimenti direttoriali di attuazione, al contribuente che riceve una lettera di compliance deve sempre essere assicurata la possibilità di instaurare una sorta di contraddittorio con l'Agenzia delle entrate al fine di dimostrare l'eventuale infondatezza degli errori comunicati.
Il moltiplicarsi dei provvedimenti direttoriali che individuano i contenuti delle varie tipologie di lettere di compliance testimonia come oggi l'Agenzia sia in grado di individuare in modo automatizzato una grande quantità di errori e violazioni e ciò, si badi bene, senza contare quelli già intercettati dai controlli automatici e formali sulle dichiarazioni presentate (art. 36 bis e ter del DPR 600/73 e art. 54-bis del DPR 633/72). L'invio delle lettere di compliance offre pertanto due vantaggi che, in teoria, dovrebbero risultare bilanciati: sul versante del contribuente, permette a quest'ultimo di risparmiare sulle sanzioni irrogabili e sugli interessi che potrebbero essergli richiesti per le imposte eventualmente non versate; sul versante dell'Agenzia permette un certo risparmio in termini di emissione di atti impoesattivi, di eventuali contestazioni correlate agli stessi e soprattutto consente di incassare con un certo anticipo le maggiori imposte derivanti dagli errori contestati.
L'efficacia delle lettere di compliance
Difficile quantificare, in assenza di dati forniti dall'Agenzia, il livello di efficacia delle lettere di compliance. Probabilmente, il tasso di successo in termini di adempimento spontaneo è legato alla maggiore o minore semplicità con cui è possibile correggere le violazioni commesse. In alcuni casi, come quelli riguardanti le dichiarazioni dei periodi di imposta 2017 e 2018, il contribuente può avvalersi del software “Compliance” messo a disposizione dall'Agenzia delle entrate che facilita la predisposizione, correzione e invio della dichiarazione errata. Ma in altri l'intera panoplia degli adempimenti da correggere, primo fa tutti quello della eventuale presentazione della dichiarazione integrativa, grava interamente sulle spalle del contribuente e del suo consulente.
Sotto questo aspetto, il 2023 potrebbe essere uno di quelli maggiormente interessati dall'invio delle lettere di compliance e ciò in quanto questo è l'anno in cui i contribuenti dovranno decidere se ricorrere o meno al c.d. ravvedimento speciale (art. 1, commi da 174 a 178, L. n. 197/2022). Come si ricorderà, per beneficiare della riduzione a 1/18 delle sanzioni irrogabili, il contribuente deve effettuare due operazioni distinte:
Sebbene per il primo adempimento non siano previsti specifici termini, è evidente che esso vada eseguito prima dei versamenti richiesti dalla sanatoria che scadono il prossimo 30 settembre, salvo eventuali ulteriori proroghe. Già perché il termine originariamente previsto dal comma 174 della legge n. 197/2022 doveva scadere il 31 marzo 2023 ed è stato prorogato dal DL n. 34/2023, forse a seguito della possibile non entusiastica adesione a tale sanatoria. Ed in effetti, a pensarci bene, al ravvedimento speciale ricorre chi ha già individuato le violazioni commesse mentre poco interesse viene suscitato in coloro che ancora non sanno di aver commesso qualche errore o violazione e che quindi dovrebbero investire tempo e risorse alla ricerca degli stessi. In tale contesto, appare probabile che l'Agenzia, per assicurare il maggior successo possibile al ravvedimento speciale, si concentri sull'invio delle lettere di compliance con cui comunicare gli errori riscontrati nelle dichiarazioni relative ai periodi di imposta fino al 31 dicembre 2021. Considerato che lo scorso 26 marzo si è prescritto il periodo di imposta 2016, restano aperti alla sanatoria tutti gli errori commessi nelle dichiarazioni dei periodi compresi tra il 2017 e il 2021. Si tratta quindi di un arco temporale abbastanza ampio tenuto conto anche del fatto che andrebbero esaminate sia le dichiarazioni dei redditi che quelle IVA e 770. Facile quindi immaginare che per “stimolare” il ricorso al ravvedimento speciale e assicurare il successo di tale sanatoria, nei prossimi mesi l'Agenzia delle entrate invii un maggior numero di lettere di compliance rispetto all'ordinario.
Osservazioni
Tenuto conto che l'invio entro il 30 settembre 2023 di un atto di liquidazione, di accertamento o di recupero, di contestazione e di irrogazione delle sanzioni come pure un avviso bonario da controllo formale, impediscono l'accesso al ravvedimento speciale, ben si comprende come, invece, l'invio di una semplice lettera di compliance, che non rientra in nessuno degli atti citati, per possa costituire la soluzione ottimale per invitare i contribuenti a ravvedersi.
Vi è quindi il rischio fondato di un potenziale aggravio, ove ciò dovesse verificarsi, del lavoro degli studi professionali che si troverebbero a dover esaminare e verificare tali lettere di compliance per poter dare ai propri clienti il via libera alla sanatoria. Tra l'altro, vale la pena di considerare il fatto che gli errori segnalati con le lettere di compliance inducono i contribuenti ed i loro consulenti ad estendere la verifica della fondatezza degli stessi anche ai successivi periodi di imposta onde anticipare, se del caso, il ravvedimento degli stessi.
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