giovedì 22/12/2022 • 07:03
Pubblicato il Decreto Ministero Lavoro e Politiche Sociali n.221 che presenta il Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso per il triennio 2023-2025 previsto nell'ambito delle misure del PNRR.
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L'Italia, nell'ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ha previsto l'adozione da parte del Ministero competente di un Piano Nazionale per la lotta al lavoro sommerso.
Secondo le stime di Eurostat, nel nostro Paese, nel 2013, la percentuale di lavoratori irregolari sul totale degli occupati (12,9%) superiore quindi al valore medio dell'Unione Europea (incluso il Regno Unito e pari al 11,6%).
Il Ministero del lavoro con la pubblicazione del Decreto Ministeriale n.221 recepisce l'indicazione della Missione 5, Componente 1, dedicata alle politiche del lavoro, Riforma 1.2 con il piano nazionale da realizzare attraverso azioni specifiche finalizzate a prevenire e contrastare il lavoro sommerso nei diversi settori dell'economia.
Seppure il tema della lotta al sommerso sia da anni al centro dei temi politici, il Piano nazionale rappresenta, secondo il Ministero del Lavoro, la prima strategia stabile in grado di valorizzare il ruolo e le sinergie tra i diversi attori, non solo istituzionali, coinvolti nella prevenzione, nel contrasto del lavoro irregolare e nella valutazione delle politiche, secondo un approccio multi-agenzia, anche in relazione alle diversità dei settori produttivi e dei contesti territoriali.
Il lavoro sommerso
Il piano offre una interessante valutazione rispetto anche ai profili di definizione del lavoro sommerso, difatti, come richiamato nel piano non possiamo ritrovare, né da un punto di vista giuridico e neppure statistico, un'univoca definizione del lavoro sommerso.
È quindi lo stesso documento ad approfondire l'espressione del lavoro irregolare come “ampio e multiforme e comprendendo non solo coloro che svolgono attività lavorativa senza che questa sia nota alle autorità competenti ma anche quei rapporti di lavoro che, pur essendo formalmente dichiarati, non rispettano nella pratica tutte le leggi che li regolamentano”.
Vengono anche richiamate le irregolarità più diffuse:
la mancata dichiarazione del rapporto di lavoro;
mancata dichiarazione di ore di lavoro effettuate o del lavoro straordinario;
il ricorso fraudolento a false forme di lavoro autonomo;
l'impiego di lavoratori e lavoratrici in condizione di clandestinità.
Vengono poi definite le gradazioni del lavoro sommerso che partono dal lavoro nero, ossia “invisibilità giuridica” del rapporto di lavoro, in cui il datore di lavoro impiega personale alle sue dipendenze in mancanza delle necessarie comunicazioni agli enti preposti, privando quindi il lavoratore di ogni conseguente copertura contributiva, assicurativa e fiscale.
In questa definizione rientra anche l'occupazione di lavoratori extracomunitari sprovvisti di permesso di soggiorno, fenomeno anche rientrante nel caporalato che sfrutta lavoratori particolarmente vulnerabili. Diverso fenomeno è quello del c.d. “lavoro grigio” che include i rapporti di lavoro, seppure formalmente regolari, ma svolti nel concreto con elementi di irregolarità. Si sottolinea nuovamente nel documento il comportamento legato all'abuso del rapporto di lavoro part-time o intermittente, con meno ore dichiarate rispetto a quelle effettive. Sempre nella definizione di lavoro grigio rientra la diversa qualificazione del rapporto di lavoro e le forme di interposizione non genuina.
Il documento intende richiamare in quest'ultimo caso aspetti che sono già più volte stati oggetto d'intervento, come il ricorso all'appalto, alla somministrazione o al distacco attuato in maniera non conforme al modello legale, con la preminente finalità di avvalersi di manodopera a basso costo.
La genesi del piano
Il precedente decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali del 24 febbraio 2022, n. 32, aveva istituito l'apposito Tavolo tecnico con il compito di predisporre il Piano nazionale.
Tale tavolo ha coinvolto in maniera trasversale le istituzioni deputate al contrasto al lavoro sommerso ma anche le altre istituzioni.
I lavori del Tavolo tecnico sono stati finalizzati all'individuazione di una serie di iniziative volte a rafforzare le sinergie e le capacità istituzionali del Paese e di attuare già nel 2023 e nel corso del triennio di riferimento le misure più idonee di intervento.
Gli ambiti d'azione
Il corposo Piano Nazionale offre un'accurata panoramica sulla situazione lavorativa italiana e delinea le azioni finalizzate a:
A) affinare le tecniche di raccolta e delle modalità di condivisione dei dati sul lavoro sommerso, volto a migliorare la conoscenza del fenomeno da parte di tutte le Autorità competenti, la creazione di reti interistituzionali di cooperazione, anche informatica, tra le Autorità finalizzate a condividere il patrimonio informativo sul lavoro sommerso e favorire una più approfondita conoscenza dell'evoluzione del fenomeno in funzione di monitoraggio e prevenzione di possibili ed inediti scenari di irregolarità;
B) introdurre misure dirette e indirette per trasformare il lavoro sommerso in lavoro regolare, in maniera che i benefici dall'operare nell'economia regolare superino i costi del continuare ad operare nel sommerso;
C) realizzare una campagna informativa rivolta ai datori di lavoro e ai lavoratori, con il coinvolgimento attivo delle parti sociali, in linea con le più recenti iniziative adottate dalla Commissione Europea, per sensibilizzare i destinatari sul “disvalore” insito nel ricorso ad ogni forma di lavoro irregolare.
D) una struttura di governance che assicuri una efficace implementazione delle azioni ed il monitoraggio sull'attuazione delle misure.
Tra le azioni vi è quindi una revisione dell'aspetto tecnico, normativo e comunicativo legato al monitoraggio, gestione ed emersione del lavoro sommerso.
L'attuazione del piano
La realizzazione delle azioni previste dal piano è delineata in un apposito cronoprogramma.
Si intende arricchire il panorama dei dati disponibili sul lavoro sommerso, con la raccolta e l'integrazione di una pluralità di fonti, sfruttando anche l'informazione disponibile prodotta per scopi diversi da quelli analitici, quale quella derivante dall'attività ispettiva.
Tali informazioni possono essere dirette, ovvero derivanti da vigilanza, oppure indirette, riguardanti dati amministrativi che rivelano sospetti d'irregolarità.
Il Piano nazionale prevede di costituire una ampia banca dati finalizzata a raccogliere e organizzare la complessa informazione disponibile, condivisa tra le istituzioni interessate, che confluisca nel Portale nazionale per il lavoro sommerso.
Viene difatti prevista la progressiva implementazione delle funzionalità del Portale Nazionale del lavoro Sommerso (PNS) al fine di:
programmare più efficacemente l'attività di vigilanza, anche sul fronte della sicurezza sul lavoro, e di migliorare la qualità delle ispezioni con un approccio più dinamico verso i settori e le aree territoriali che, in base ai dati raccolti, presentano maggiori irregolarità;
costituire stabilmente un luogo per la raccolta integrata di dati e il potenziamento dell'analisi statistica.
Si prevede inoltre dal punto di vista operativo di accrescere il numero di ispezioni complessivamente realizzate incrementandole di almeno il 20% rispetto alla media del periodo 2019-2021 entro la fine del 2024. A tal fine l'INL può già contare sull'aumento dell'organico complessivo, che si sviluppa con un programma di nuove assunzioni a tempo indeterminato che per il triennio 2022-2024 con l'ingresso di 2.580 funzionari, di cui 900 ispettori del lavoro ordinari e 1.174 ispettori tecnici, mentre i rimanenti 506 posti sono riservati ai profili professionali di funzionari amministrativi, informatici e statistici, destinati ad attività di supporto e allo svolgimento di altri fondamentali servizi assicurati dall'INL, incluso lo sviluppo del PNS e l'estrazione di informazione statistica dalle risultanze della vigilanza.
Per quanto concerne l'impianto sanzionatorio si prevede di colmare alcune lacune nella normativa sugli appalti, con misure di disincentivi per le imprese, anche in chiave prospettica, ma anche misure di premialità per gli operatori virtuosi.
Indicatori Sintetici di Affidabilità Contributiva
Come misura di prevenzione viene prevista l'istituzione degli Indicatori Sintetici di Affidabilità Contributiva (ISAC).
Mutuati dall'ambito fiscale, tali indicatori sono secondo il documento “uno dei tasselli più importanti per la realizzazione del sistema di compliance contributiva”. Lo strumento vuole fornire a professionisti e imprese un riscontro puntuale e trasparente sul loro livello di affidabilità contributiva, favorendo l'emersione spontanea del lavoro sommerso. Si tratta infatti di indicatori statistico-economici elaborati con una metodologia basata sull'utilizzo di dati di natura contributiva e fiscale e tesi a verificare la congruità della forza lavoro dichiarata, nonché la rispondenza delle retribuzioni esposte a quanto previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Gli indicatori verranno utilizzati per l'interposizione dei dati e forniranno dettagli settoriali e territoriali che alimenteranno il portale per il lavoro sommerso.
Lavoro domestico
Il documento analizza il fenomeno del lavoro domestico, come peculiare settore nel quale è complessa e residuale l'attività ispettiva.
A tal fine prevede azioni di semplificazione e razionalizzazione del rapporto di lavoro, con la creazione un portale semplificato per la gestione dei rapporti domestici (anche attraverso app) e con l'incremento delle possibilità di detrazione dei contributi versati.
Campagna di comunicazione
Come già attuato in altri paesi europei si vuole, attraverso una campagna di comunicazione rafforzare la conoscenza del fenomeno del lavoro irregolare nelle diverse forme che può assumere e il suo disvalore sociale, puntando a creare una cultura del lavoro regolare nel rispetto dei diritti dei lavoratori e della sana competizione tra imprese, al fine di operare sul piano della prevenzione e della consapevolezza. La campagna informativa, promossa a livello nazionale dal MLPS, sarà realizzata in collaborazione con l'INL, l'INPS, l'INAIL e l'ANPAL e vedrà il coinvolgimento attivo delle Parti sociali e delle principali organizzazioni della società civile.
Obiettivi
L'attuazione del Piano nazionale prevede il raggiungimento di due target quantitativi:
1. l'incremento nella misura almeno del 20% del numero di ispezioni rispetto al periodo 2019-2021 entro la fine del 2024;
2. la riduzione dell'incidenza del lavoro sommerso di almeno 2 punti percentuali nei settori economici interessati dal Piano nazionale.
FONTE: Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso
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