sabato 27/08/2022 • 06:00
L'Agenzia delle Entrate affronta il tema dello staking e del monitoraggio fiscale in materia di criptovalute, confermando la ritenuta a titolo di imposta del 26% e chiarendo che su exchange di diritto italiano non sussiste alcun obbligo di compilazione del quadro RW.
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Continua la saga di “Crypto impossible” tra contribuenti detentori di asset digitali e il fisco italiano. L'ultima in ordine di tempo è la Risp. AE Interpello 24 agosto 2022 n. 433, nella quale vengono affrontati i delicati temi dello “staking” e del monitoraggio fiscale in materia di criptovalute.
Le interpretazioni del fisco sugli aspetti fiscali relativi alle operazioni in valute virtuali sembrano questa volta essere chiarificatori, nonostante il gap normativo.
Lo staking di criptovalute
Con la Risp. Interpello 24 agosto 2022 n. 433, l'Agenzia delle entrate si pronuncia sul trattamento fiscale ritenuto applicabile ai premi corrisposti da società che offrono compravendita e gestione di staking su criptovalute che, se percepiti da persone fisiche al di fuori dell'attività d'impresa, sussisterebbero come assimilati ai redditi di capitale.
Lo staking rappresenta l'atto di bloccare criptovalute per ricevere ricompense. Ormai tutte le piattaforme di exchange offrono questo tipo di servizio attraverso la Proof of Stake (PoS), un meccanismo di consenso che permette alle blockchain di operare con una maggiore efficienza energetica mantenendo un grado performante di decentralizzazione....
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